Una ventina i capolavori di Claude Monet esposti fino a dicembre alle Scuderie del Castello di Pavia. Accompagnate da un poetico allestimento multimediale che amplifica la magia esercitata dal padre dell’Impressionismo
L’allestimento, elegantissimo, si spezza all’improvviso. Le cornici laccate lasciano il posto a schermi ultrapiatti. E l’immagine, da fissa, si fa improvvisamente animata. Suggestioni multimediali accompagnano la mostra che le Scuderie del Castello di Pavia dedicano, fino al prossimo 15 dicembre, a Claude Monet. Un percorso articolato, che indaga attraverso una cinquantina di opere – circa venti gli autografi del maestro – l’universo creativo del padre dell’Impressionismo.
Sei attori interpretano altrettante figure fondamentali per la formazione – non solo artistica – del pittore: il maestro Eugène Boudin, le mogli Camille e Alice, l’amico e committente George Clemenceau. Sguardi intensi, muti, accompagnano il passaggio dei visitatori, che si ritrovano avvolti da pensieri e parole tratte dai carteggi tra il maestro e i suoi affetti più cari. Brani rivisitati come pagine di una intrigante copione teatrale, cuciti in una narrazione che preferisce alla didascalica ricostruzione storica il potere magnetico della poesia.
Non mancano, in mostra, pezzi importanti del catalogo di Monet. Passando da alcuni pezzi delle serie dedicate alla cattedrale di Rouen e al ponte londinese di Waterloo, determinanti per capire l’analisi sulla luce condotta dal maestro; e arrivando a La gare d’Argenteuil , opera che risale al periodo di definizione delle innovazioni formali proprio dell’Impressionismo. La curatela firmata da Philippe Cros suggerisce un approccio per temi e soggetti, guardando alla parabola creativa di Monet in modo trasversale.
E suggerendo, attraverso il confronto con i lavori di altri artisti, chiavi di lettura ad ampio spettro. Suggestiva la proposta delle stampe giapponesi di Katsushika Hokusai e Utagawa Hiroshige, esotici punti riferimento per l’evoluzione del linguaggio di Monet; nelle tele di Blanche Hoschedé, figliastra ed unica allieva del maestro, si misura un passaggio di consegne che dimostra la piena consapevolezza stilistica raggiunta dal movimento impressionista.