Il 25 dicembre 1963 moriva Tristan Tzara: a mezzo secolo esatto dalla scomparsa del padre del dadaismo esce per Castelvecchi “Con totale abnegazione”. Il saggio, inedito in Italia, con cui l’artista spiega la sua visione delle avanguardie storiche
Ha vissuto in prima persona il dramma dei due conflitti mondiali; cercando nell’arte una risposta – o forse una fuga, sublime valvola di sfogo – all’insensatezza di quelle immani tragedie. Ha portato la sua speculazione intellettuale a indagare in modo profondo sul ruolo dell’artista, esaltandone con sarcasmo e uno spettacolare gusto per la provocazione la sua portata sociale. Chi è il vero artista, che ruolo ha nel mondo, quale contributo può dare al proprio tempo?
Domande a cui il 17 marzo 1947 ha risposto, nel corso di una memorabile conferenza tenuta alla Sorbona di Parigi, Tristan Tzara: il testo di quell’intervento, arricchito da altri contributi, viene oggi edito per la prima volta in Italia da Castelvecchi, che dà alle stampe Con totale abnegazione. Un saggio pungente, arguto e straordinariamente attuale quello scritto dal padre del Dadaismo, scomparso il giorno di Natale del 1963.
A cinquant’anni esatti dalla morte, le parole di Tzara contribuiscono a gettare nuova luce su un’esperienza – quella dadaista – fondamentale per l’evoluzione dei linguaggi artistici contemporanei. Ma non solo. Perché se da un lato l’artista torna sui motivi profondi che hanno portato alla nascita del movimento, dall’altro si concede una lunga, appassionata e argomentata digressione sullo scarto tra “azione e sogno” , e dunque sulla figura dell’artista come ingranaggio del cambiamento.
Torna più volte, nella riflessione di Tzara, il concetto di rivoluzione. Quella borghese del 1789 e quella proletaria, animata dagli scritti di Marx; e poi ancora quella, non solo letteraria, che grazie all’opera visionaria di Rimbaud e Baudelaire ha cambiato il modo di vedere e raccontare il mondo. Arrivando infine, naturalmente, alla necessità di Dada. Ma anche al fallimento del Surrealismo, visto come tradimento di una missione che vuole l’arte fattore determinante per mutare – rivoluzionare, ovviamente – lo stato delle cose.