Ci sono le figure eccentriche – ma reali – documentate nell’ultimo saggio di Michele Dantini. E c’è lo scabroso personaggio ideato da Massimiliano Parente, artista volgare ed esagerato. In stampa vanno i sediziosi del contemporaneo
Il primo ha irriso le accademie trasformando oggetti comuni – meglio se curiosi – in opere d’arte fatte e finite. L’altro ha smitizzato la sacralità della bandiera, assumendola a puro e semplice pattern visuale. L’ultimo ha portato intense riflessioni metodologiche, giocando sul suo stesso nome al punto da reinventare il concetto di auctoritas . Tre grandi del Novecento, tre sublimi provocatori, offrono l’occasione per rileggere momenti capitali nell’evoluzione dello stile.
Michele Dantini affida ai tipi di Johan&Levi la sua riflessione attorno a Macchina e stella, oggetti magici e poetici che assumono nella pratica di Marcel Duchamp, Jasper Johns ed Alighiero Boetti connotati di spettacolare ricchezza concettuale. Il saggio parte dai primi avveniristici ready-made per arrivare alla feconda stagione dell’informale e spingersi infine all’Arte Povera, in una serie di piccole grandi azioni che hanno mutato in modo radicale il nostro gusto.
Porta lo stesso cognome di uno tra i più grandi maestri del Novecento. ed è anche lui artista anche se non ha troppa dimestichezza con tagli e combustioni, ceramiche e caolino. Max Fontana è uno sconfitto, segregato ai margini di un sistema dell’arte che lo ripudia, lo scaccia, tenendolo a debita distanza. Fino a che, al culmine della disperazione, forse in segno di sprezzo si concede un’esplosiva forma di protesta e dissenso. Trasformandosi, immediatamente, in osannata artistar.
Più che ironico risulta sarcastico Il più grande artista del mondo dopo Adolf Hitler, romanzo scritto da Massimiliano Parente – acceso polemista de Il Giornale – come riflessione sulle contraddizioni di un mondo dell’arte assunto, nel suo corollario di bassezze, intrighi, maldicenze e menzogne, a cartina di tornasole della società di oggi. Crudo, esagerato, volgare: un personaggio tagliato per épater le bourgeois , benché carico di inattese e spiazzanti profondità.
[nella foto: Jasper Johns, Map – 1961]