Un progetto per animare, grazie a cultura e buone pratiche, il rione napoletano di Montesanto: nuovo evento targato “Quartiere Intelligente”, con l’installazione all’aperto di un video di Filippo Berta
C’è una scalinata nel ventre di Napoli, a poca distanza dal contesto insieme magico e difficile dei Quartieri Spagnoli. Collega da quasi un secolo e mezzo Corso Vittorio Emanuele al rione Montesanto: nata come elegante passaggio monumentale è finita inghiottita dalla polvere del tempo, simbolo di una stagione di prosperità e benessere che in questa fetta di città non è mai arrivata. Attorno a quella scalinata, oggi, si sceglie di ripartire nel nome della cultura. Un gradino alla volta.
Si chiama Quartiere Intelligente . Ed è un progetto di riqualificazione urbana nato dal basso, mettendo a sistema le energie creative che animano il rione, instaurando sinergie che premiano lo spirito di comunità, l’interazione spontanea, lo sviluppo di politiche e poetiche virtuose di animazione del tessuto sociale. Occupandosi di ecologia, sostenibilità ambientale, armonizzazione del contesto urbano. E naturalmente cultura, con uno sguardo particolare all’arte contemporanea.
Prima un’installazione di Giovanni Giarretta, poi la performance che ha portato Michele Iodice a chiamare in causa in modo attivo e partecipativo gli stessi abitanti del quartiere. Ora – fino al 20 gennaio – la proiezione di Homo homini lupus , opera video di Filippo Berta: ad accendere nelle ore serali uno dei muri che accompagnano il percorso della scalinata, interagendo in maniera al tempo stesso drammatica ed elegantemente poetica con il paesaggio della città.
Come set la Bassa Padana, colta nei toni funebri di un livido inverno. A giacere abbandonata in riva al Po è una bandiera italiana, smagliante nel contrasto tra il tricolore e il soffocante grigio che la circonda. Irrompe sulla scena un lupo, poi un altro, infine un terzo: si contendono la bandiera come fosse un trofeo, battendosi con disperata ferocia. Finendo per straziarla, dilaniarla, distruggerla pur di non concederla all’avversario, accecati dalla propria ingordigia; in una cinica ma quanto mai pungente metafora dei mali che colpiscono il Bel Paese.