Il senso della vita secondo Ulay, le performance di Elisa Vladilo a Pola e un viaggio affascinante nella poetica di Edward Hopper: cinema e arte si incontrano in Arthouse, sezione del Trieste Film Festival ideata in collaborazione con Sky Arte HD
Nel corso della sua prima edizione ha documentato un mondo in fibrillazione, quasi in ebollizione: pronto a esplodere in una carica rivoluzionaria che ha cambiato il mondo per sempre. Ha accompagnato per venticinque anni, testimone attento e lucidissimo, l’evolversi delle nazioni un tempo nell’orbita dell’Unione Sovietica: compleanno importante per il Trieste Film Festival, evento dedicato al cinema dell’Europa orientale, che dal 17 al 22 gennaio celebra il suo primo quarto di secolo.
Mantenendo inalterata la formula che vede i vincitori delle tre sezioni del concorso – miglior lungometraggio, corto e documentario – determinati dal giudizio insindacabile di un pubblico cresciuto di anno in anno. Curiosità e attesa per gli undici lavori, tutti inediti per l’Italia, che si contendono il titolo di miglior film: partendo dall’ungherese Il Grande Quaderno di Jánosz Szász, ispirato alla Trilogia della città di K. di Ágota Kristóf, e arrivando al Vergogna del russo Jusup Razykov.
Anche Sky Arte HD partecipa al festival, collaborando alla sezione Arthouse in programma al Teatro Miela: sono tre i film in cartellone che sanciscono l’incontro tra cinema e grandi figure dell’arte contemporanea, mettendo in luce esperienze creative di straordinaria magia. A firmare Progetto cancro è lo sloveno Damjan Kozole, autore di un coinvolgente docufilm dedicato a Ulay, a lungo compagno e partner artistico di Marina Abramović.
Con Shirley – Visioni della realtà l’austriaco Gustav Deutsch gioca tra realtà e finzione, facendo dei quadri di Edward Hopper la chiave di lettura per entrare nella vicenda intima e privata della protagonista, misteriosa e affascinante attrice di teatro; Melting street invece, diretto dalla giovane regista istriana Ivana Hrelja, segue passo dopo passo l’azione performativa che ha portato l’artista triestina Elisa Vladilo a misurarsi con il tessuto urbano di Pola.
[nella foto: una scena di “Shirley – Visioni della realtà”, foto Jerzy Palacz]