Opera: a Napoli l’Onegin secondo Znaniecki

24 Febbraio 2014


Si tratta di un titolo di notorietà assoluta. Eppure manca dal Teatro San Carlo dalla bellezza di sessant’anni. Era il 1954 quando andava in scena l’ultima volta a Napoli l’Evgenij Onegin  musicato da Čaikovskij, pagina tra le più significative del repertorio del compositore russo. Un’assenza pronta ad essere risarcita grazie alla coproduzione firmata dall’Opera di Cracovia con Bilbao e Poznan Opera, in cartellone dal prossimo 28 febbraio con prova generale aperta al pubblico mercoledì 26.

Un ritorno, quello di Onegin, che coincide con un debutto. È la prima volta che John Axelrod, direttore dell’Orchestra Sinfonica “Giuseppe Verdi” di Milano, si cimenta a Napoli con l’opera, dopo aver più volte affrontato repertori sinfonici. Agli ordini della sua bacchetta ecco il baritono Igor Govolatenko, tra i solisti del Bolshoi di Mosca, e Giovanna Lanza. Reduce dalla convincente Madama Butterly  in secna le scorse settimane al Regio di Torino.

Torna a lavorare sul tema dell’acqua Michal Znaniecki, che aveva stupito il mondo nel 2007 con le fluide emozioni di un Elisir d’amore  applaudito a Wroclaw da un totale di 20mila spettatori. Il regista polacco, che per questo allestimento ha ottenuto in Spagna il prestigioso premio Campoamor, costruisce un’avvolgente atmosfera lunare, traslando le tradizionali ambientazioni tardo ottocentesche in una bolla onirica, sospesa nel tempo e nello spazio.

Le scene di Luigi Scoglio, così come le coreografie di Diana Theocharidis, contribuiscono ad aumentare l’empatia di un approccio profondamente e straordinariamente emotivo: il dramma del fraintendimento, di un amore agognato e infine disatteso, diventa metafora dello spaesamento della società contemporanea. Trasformando una favola amara, tragica nella negazione del lieto fine, in brutale fotografia del presente.