È con un esclusivo party al MoMA che si inaugura l’Armory Show: spegne 101 candeline la fiera d’arte di New York, tra le più antiche al mondo. Occasione per una settimana di eventi che tingono la Grande Mela di tutti i colori del contemporaneo
È fedele alla sua tradizione di finestra sulle più interessanti novità del mercato dell’arte. Da queste ore e fino al 9 marzo New York rinnova il suo appuntamento con l’Armory Show, la storica fiera che da esattamente centouno anni richiama ai moli 92 e 94 di Manhattan i più importanti galleristi al mondo. Sono duecento gli operatori accreditati per quello che si configura come uno degli appuntamenti più importanti dell’anno: ed uno tra i più esclusivi. Come dimostra la corsa al biglietto per il tradizionale opening party organizzato al MoMA, quest’anno con performance live della promessa dell’indie-rock Dev Hynes.
Spiccata l’attenzione che, quest’anno, la fiera nutre nei confronti della scena orientale: è la Cina il Paese ospite di Armory, con un focus affidato alla curatela di Philip Tinari, direttore dell’Ullens Center di Pechino. A lui il compito di dare uniformità alla presenza di gallerie e artisti stranieri, questi ultimi guidati da Xu Zhen, invitato a elaborare un site-specific per i padiglioni del molo 94. Hans Ulrich Obrist è invece tra gli ospiti del simposio che Adrian Cheng conduce alla scoperta delle ultime tendenze dell’arte cinese.
Nei giorni di apertura dell’Armory Show sono decine gli eventi, gli appuntamenti e le fiere collaterali che animano la Grande Mela. Soprattutto nei suoi più interessanti distretti creativi: partendo da SoHo, accesa da una attesissima notte bianca dell’arte – con gallerie, studi e spazi vari aperti dal tramonto all’alba – e concentrata sulle proposte di Independent , fiera che indaga le proposte di gallerie sperimentali e di ricerca.
A Volta e Scope , fiere dal profilo ormai ben consolidato, si affiancano eventi più giovani e frizzanti, dal taglio squisitamente non convenzionale. Come lo Spring/Break Art Show , che nelle aule di una vecchia scuola di NoLiTa invita artisti e curatori di elaborare la propria visione del rapporto tra immagine pubblica e privati: mettendo a confronto firme affermate come quella di Marlene Dumas a giovani emergenti. Per una riflessione che parte dalla lettura di Oscar Wilde e arriva alla poetica dei selfie .