28 Aprile 2014
Un atto di vandalismo, le polemiche per un restauro considerato invasivo, oggi il ritorno. Lo Stedelijk Museum di Amsterdam espone per la prima volta dopo trent’anni uno dei capolavori più controversi di Barnett Newman
Chi ha paura di rosso, giallo e blu? Qualcuno, evidentemente, l’ha avuta. È il 1986 quando una delle tele che compone il celebre ciclo di Barnett Newman – intitolato proprio Who’s Afraid of Red, Yellow and Blue – viene vandalizzata da uno squilibrato armato di taglierino nelle sale dello Stedelijk Museum di Amsterdam. Subendo la sorte analoga patita, solo quattro anni prima, da un’altra versione dell’opera, “accoltellata” nella Galleria Nazionale di Berlino.
Torna ad essere esposto oggi il lavoro conservato dal museo olandese, per la prima dopo quasi trent’anni e dopo le polemiche seguite al restauro operato nel 2001 da Daniel Goldreyer, con il professionista accusato ingiustamente di interventi sull’opera ritenuti troppo invasivi. In scena da questi giorni e fino al prossimo 20 luglio la mostra dedicata alla ricca collezione di opere di Newman che appartengono alla collezione dello Stedelijk.
La complessa e avventurosa vicenda del quadro (nella foto) viene riassunta dalla ricca sezione documentaria della mostra, che nella Schiphol Lounge del museo porta memoria delle polemiche e dei dibattiti che hanno accompagnato il lento e difficoltoso recupero di un’opera fondamentale per l’evoluzione della poetica di Newman e, in senso lato, per la maturazione del linguaggio astratto.
Ad accompagnare Who’s Afraid of Red, Yellow and Blue altre opere importantissime nel catalogo dell’artista. Partendo da Cathedra , monumentale monocromo che risale ai primissimi Anni Cinquanta e rappresenta un punto di svolta nella definizione dei canoni del cosiddetto color field painting , genere di pittura abbracciato oltre che dallo stesso Newman anche dai vari Marlk Rothko e Robert Motherwell.