Uno sguardo al genio di Bertolucci e il film con cui Ettore Scola saluta Fellini: c’è tanta Italia a Documenta Madrid, il festival che la capitale spagnola dedica dal 30 aprile ai migliori documentari dell’ultima stagione
Un genio assoluto di ieri, figura che più di ogni altro ha saputo raccontare al cinema la malinconica e felice levità della vita. E un grande protagonista del nostro tempo, personalità che da oltre quarant’anni sa offrire uno sguardo completo, di respiro internazionale, sui vizi e le virtù della nostra società. Madrid guarda all’Italia per l’undicesima edizione di Documenta, tra le rassegne di documentaristica più importanti a livello mondiale, in scena nella capitale iberica dal 30 aprile al prossimo 11 maggio.
Due dunque i maestri del nostro cinema omaggiati dalla kermesse, anzi: a ben guardare… tre! Perché se il Bertolucci on Bertolucci di Walter Fasano e Luca Guadagnino presenta di fatto un autoritratto a più mani del cineasta emiliano, in Che strano chiamarsi Federico! è Ettore Scola a firmare un ricordo irresistibile dell’inimitabile Fellini. Uscendo dal genere del documentario per “sporcarsi” con la pura fiction, inscenando nella Roma degli Anni Trenta l’incontro fatale tra i due giovanissimi futuri registi.
Ma Documenta vive, principalmente, del concorso che vede affrontarsi tredici tra i migliori docu-film prodotti nell’ultimo anno: dall’importantissimo Iranian di Mehran Tamadon, che già alla Berlinale aveva impressionato per la profondità con cui tratta il tema dell’emancipazione nella Teheran degli ayatollah, fino alla crisi finanziaria raccontata dal tedesco Marc Bauder nel suo Master of the Univers .
Due le chicche fuori concorso. Sono ancora i temi sociali a dominare il plot di The Square , report sui tre anni di agitazioni in Egitto culminati nei fatti di Piazza Tahir e nella cosiddetta Primavera Araba, che sono valsi al regista Jehane Noujaim la nomination all’ultima notte degli Oscar. Frank Levasseur propone invece il film con cui ha scioccato il mondo dello sport: in The Armstrong Lie si ricostruisce senza nessuna censura il caso di doping più clamoroso della storia del ciclismo.
[nella foto: Ettore Scola impartisce ordini sul set di Che strano chiamarsi Federico]