Chi dice Pop Art dice Andy Warhol. Ma negli Anni Sessanta c’è stata una figura, nel Vecchio Continente, che ha saputo proporre una sua strada, originalissima e determinante: è Richard Hamilton, celebrato alla Tate Modern di Londra
Non di sola zuppa Campbell si nutre la Pop Art; non dei soli Warhol e Rauschenberg, Johns e Lichtenstein vive la corrente che ha rivoluzionato in modo irreversibile la cultura dell’immagine e della comunicazione. E non solo negli Stati Uniti si sviluppa, con il principio degli Anni Sessanta, l’idea di una rivoluzione che porti l’arte visuale a leggere il presente in modo nuovo e più aderente alle urgenze della contemporaneità.
Anche il Vecchio Continente ha i propri eroi della Pop, naturalmente attivi nell’effervescente atmosfera di una Londra che si scopre capitale eccentrica e trasgressiva. Sono le sale della Tate Modern, fino al prossimo 26 maggio, ad ospitare la grande retrospettiva che a tre anni dalla morte celebra il genio di Richard Hamilton. Personalità fondamentale per lo sviluppo di una visione originalissima, alternativa e assolutamente complementare, a quella che negli stessi anni furoreggiava dall’altra parte dell’Oceano.
Colti i riferimenti di Hamilton, che dichiara come punti fondamentali del proprio pantheon artistico Marcel Duchamp e i fantasiosi esponenti di Dada: è l’assimilazione di questi modelli che lo porta, già negli Anni Sessanta, a lavorare sull’idea di un’arte cross-mediale. Capace di tessere trame organiche dove si incontrano pittura e fotografia, cinema e televisione; dove i riferimenti classici si sposano a figure dello show-business.
Nascono così i celeberrimi e caleidoscopici interni di Hamilton, collage che mischiano la tradizione secolare della migliore pittura con l’immaginario dedotto dalla pubblicità, dalle riviste di moda e da quelle di design. Un cortocircuito non privo di ironia, che finisce per aggiornare in modo definitivo l’orizzonte estetico di un’intera generazione. E per gettare le basi del contemporaneo.
[nela foto: Richard Hamilton, Interior II – 1964. The Estate of Richard Hamilton, courtesy tate, Londra]