Questa volta ha superato se stesso: il Cracking Art Group torna a colpire con le sue colorate invasioni di animali in plastica riciclata, per un intervento da record. Sono settemila gli esemplari collocati nei pressi di Bergamo
Li abbiamo scovati, a Milano, lungo i Navigli e alla Darsena; li abbiamo visti fare capolino nel quartier generale Sky di Rogoredo e persino tra le guglie del Duomo. Ora li ritroviamo a un passo dall’aeroporto di Orio al Serio, fresco di riapertura dopo gli interventi lampo che hanno adeguato le piste all’imminenza di Expo 2015. Sono i coloratissimi animali del Cracking Art Group, collettivo che dalla metà degli Anni Novanta fa dell’arte il linguaggio privilegiato per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica nei confronti delle tematiche legate all’ambiente.
E che questa volta, più di ogni altra, fa le cose davvero in grande. Sono ben settemila le lumache, i suricati, le stelle marine, le rondini, le rane, i lupi e i pesci angelo che formano Il Sesto Continente : questo il titolo della pacifica invasione che riempie con il suo caleidoscopio di colori gli spazi di Oriocenter, hub dello shopping a ridosso dell’aeroporto bergamasco. Un’installazione monumentale, che invita a riflettere sul rapporto che la società dei consumi intrattiene con le risorse della Terra.
Ogni animale, piccolo o grande che sia, è creato grazie a un processo di riciclo degli scarti ottenuti dalla lavorazione di materiali plastici: un rifiuto potenzialmente mefitico, impossibile da smaltire senza produrre inquinamento, si tramuta così in energia positiva. Attraverso quello che il critico d’arte Philippe Daverio, tra i sostenitori dell’iniziativa, ha definito “un intervento etico che diventa gioco ludico” .
L’intervento assume, proprio perché in scena in uno tra i centri commerciali più noti della Lombardia, un ulteriore valore simbolico. Richiamando, in un luogo deputato allo shopping e al consumismo, valori di sostenibilità e convinto rispetto dell’ambiente; monito contro lo sfruttamento indiscriminato delle ricchezze, sempre più esigue, di un pianeta messo in crisi dalla nostra miopia.