4 Giugno 2014
Settanta marmi preziosi raccontano una vicenda di mecenatismo e collezionismo illuminati lunga oltre quindici secoli. Dalla Roma antica a quella barocca, i capolavori delle collezioni Santarelli e Zeri conquistano l’Antikenmuseum di Basilea.
Ci sono papi e imperatori, cavalieri ed eroi. E poi ninfe sensuali e suadenti, ma anche severissimi alti prelati: fissi in una ieraticità monolitica, quasi estatica. Ci sono settanta sculture di pregio indiscutibile all’Antikenmuseum di Basilea, per una mostra capace di creare un sottile ed elegante cortocircuito. Quello tra la natura di una città che si conferma, a maggior ragione a poche settimane dall’avvio di Art Basel, capitale europea del contemporaneo, ma che non per questo rifiuta di guardare al passato.
Quel passato incarnato in forma di marmo dal modello di Roma, da ciò che la Città Eterna ha rappresentato per la storia della cultura mondiale. Arrivano dalla collezione Santarelli e dal lascito del critico Federico Zeri i pezzi di Roma Eterna , esposti da queste ore e fino al prossimo 16 luglio in un allestimento che spiazza, seduce, convince. Colori accessi per le sale del museo, rinfrescate nel verde acido e nel malva, nel giallo smagliante e nel rosa shocking, per una scelta che rompe con il passato e riesce, grazie a eleganti giochi luministici, ad accendere le opere in modo smagliante.
Duplice il piano di lettura proposto dalla mostra, realizzata dalla Fondazione Roma. Mentre da un lato offre un rapido ma puntuale excursus sulle diverse stagioni della statuaria – dall’antichità al barocco, passando per saggi dell’alto e basso Medioevo – dall’altro sa essere testimone unico dell’evoluzione della figura del mecenate e del collezionista. Osservando cosa i notabili di ieri amavano acquistare, centrando l’attenzione sui metodi di conservazione e sulle interpolazioni che nelle diverse epoche si sono avute sui vari pezzi, si segnano le tappe di un lungo e affascinante viaggio nella trasmissione della memoria del passato.
Si passa così dai ritratti degli imperatori della dinastia dei Severi a una superba figura di vescovo risalente al XIII secolo, testo intrigante per seguire l’evoluzione dello stile verso il gotico più convinto e maturo; arrivando alla grazia rinascimentale di Gregorio Di Lorenzo alle spettacolari allegorie nate nel Seicento nelle botteghe di artisti dal nome altisonante – è il caso di Pietro Bernini, padre di Gian Lorenzo, e di Ercole Ferrata.
[nella foto: Pierre Legros, San Stanislao Kostka, 1703 circa, marmo, alabastro, altezza 31 cm. Roma, Fondazione Dino ed Ernesta Santarelli]