Prende spunto dai grandi fatti di cronaca che coinvolgono il Medio Oriente per dare la propria lettura d’artista alle contraddizioni della contemporaneità. Walid Raad è in mostra al Museo MADRE di Napoli
Osserva la realtà contemporanea, scovandone con assoluta lucidità le contraddizioni intrinseche; i cortocircuiti tra politica, macroeconomia, società, ideologie. Trasformando le sue osservazioni in una critica radicale, filtrata però attraverso il linguaggio poetico dell’arte. Il libanese Waid Raad è tra le figure più interessanti della scena culturale del Medio Oriente, intellettuale a tutto tondo, protagonista a Napoli della sua prima personale in uno spazio pubblico italiano.
In attesa della grande retrospettiva di metà carriera ospitata il prossimo anno al MoMA di New York, l’artista porta nelle sale del Museo MADRE un’indagine accurata sul periodo ad oggi più intenso della sua produzione: quello coinciso con la creazione del The Atlas Group , monumentale progetto di arte documentale condotto tra 1989 e 2004. Una immensa storia collettiva fatta di carte e immagini, costruzione di una memoria collettiva che ha riletto senza paraocchi concettuali la storia recente del Libano.
Molteplici i linguaggi padroneggiati da Raad, capace di tessere un racconto che sfrutta in modo omogeneo la suggestione di fotografie e performance, l’immediatezza di video e performance, la facilità narrativa di brani testuali e frammenti audio. Si compila così una eccezionale ed esemplificativa odissea collettiva, Storia comune di un popolo che sa in realtà essere modello universale.
Al ricco repertorio del The Atlas Group si aggiunge il processo critico intentato a carico delle grandi istituzioni internazionali – Louvre e Guggenheim in testa – che negli ultimi anni hanno aperto succursali nei Paesi del Medio Oriente. Con Scratching on Things I Could Disawov , Raad svela senza mezzi termini lo iato tra la tradizione culturale occidentale e il genius loci delle nazioni arabe, criticando apertamente gli effetti di una globalizzazione che appiattisce le identità locali. Creando dunque, invece di arricchimento culturale, povertà e inaridimento.