10 Novembre 2014
Maestro scaligero dal 2007, direttore musicale del teatro milanese a partire dal 2011: eppure per Daniel Barenboim è ancora tempo di debutti, alla Scala. Con la sua prima direzione di una sinfonia di Gustav Mahler
Un rapporto che si è costruito passo dopo passo, con pazienza; vincendo con il passare degli anni iniziali ritrosie e prevenzioni, approcci se vogliamo persino ideologici al fare musica. Daniel Barenboim non è stato, in gioventù, un fan sfegatato di Gustav Mahler: e non poteva essere altrimenti considerata, invece, la sua passione per Beethoven e Wagner. Autori da cui il compositore boemo scelse con grande coerenza e originalità di differenziarsi.
Quell’antica distanza viene oggi limata: la bacchetta argentina propone infatti per la prima volta al pubblico della Scala di Milano proprio una partitura di Mahler. Trattasi della Sinfonia n°9 in re maggiore, in cartellone dal 12 al 15 novembre come momento clou della stagione sinfonica del teatro scaligero; una pagina fondamentale per la classica moderna, arricchita oggi dai colori e dall’interpretazione di uno tra i maggiori direttori d’orchestra al mondo.
Forti contrasti agitano la scrittura di quello che resta l’ultimo capolavoro concluso da Mahler, che lasciò poi interrotta la sua decima sinfonia: Barenboim accetta la sfida di governare la tumultuosa passionalità del compositore, armonizzando i diversi passaggi secondo il proprio stile, navigando tra pagine che alternano momenti di incalzante maestosità ad altri fortemente sperimentali, quasi avveniristici.
A completare il programma della serata un salto di sublime vertigine nell’universo sonoro diametralmente opposto Wolfgang Amadeus Mozart: è lo stesso Barenboim ad accomodarsi alla tastiera di un gran coda e a vestire i panni del solista per il Concerto n° 27 per pianoforte e orchestra del genio salisburghese. L’ultima composizione di questo genere scritta dal compositore prima della sua prematura scomparsa.