“Il prossimo album sarà l’ultimo”: il leader degli Smashing Pumpkins, Billy Corgan, annuncia in una intervista al Wall Street Journal l’idea di chiudere con il rock. E attacca Foo Fighters e Pearl Jam, paragonandosi a Kurt Cobain...
Mai dire mai nel rock: c’è sempre spazio per una reunion, un ritorno di fiamma, un concerto imprevisto e imprevedibile; un nuovo album – chissà, magari registrato frugando nei b-side dell’età dell’oro – o un greatest hits , la pubblicazione di materiale live perduto e dimenticato. Ma questa volta, almeno dando fede alle parole del loro leader incontrastato, per gli Smashing Pumpkins è giunta davvero la parola fine. O meglio: della “fine, fine, fine!” .
Ribadisce per tre volte il concetto, scandendo bene le parole Billy Corgan, che ha creato il gruppo a Chicago nel 1988 e l’ha plasmato a sua immagine e somiglianza: dettandone la linea, scrivendone i maggiori successi; decidendone in molti casi il destino, tra licenziamenti e sostituzioni dei diversi componenti, scioglimenti e frequenti ricomposizioni. In una enigmatica intervista al Wall Street Journal arriva a dichiarare di “averne abbastanza del rock” e di voler cambiare il volto della propria carriera.
Un’affermazione che arriva nei giorni della promozione di quello che, stando a Corgan, deve dunque essere considerato come il penultimo disco a firma Pumpkins: è infatti nei negozi dal 9 dicembre il nuovissimo Monuments to an Elegy , che annovera nella line-up il leggendario batterista dei Mötley Crüe Tommy Lee, e che lancia la volata all’uscita – nel 2015 – dell’annunciato definitivo Day for Night .
L’uscita di Corgan non è però la più spiazzante di una serie di dichiarazioni che, nelle ultime settimane, hanno visto la star togliersi più di un sassolino dalla scarpa. Prima parlando di sé, all’Independent , come uno dei due migliori songwriter degli Anni Novanta insieme a Kurt Cobain; poi attaccando frontalmente i “colleghi” di Foo Fighters e Pearl Jam: rei i primi di “non essersi mai evoluti” , i secondi di “non avere le canzoni” per giustificare il loro successo.