La notte dell'11 gennaio, la stampa estera presente a Hollywood ha decretato film, registi e attori vincenti nelle 14 categorie dedicate al cinema, a un mese esatto dall'annuncio delle candidature.
Si è tenuta nella notte la 72° edizione dei Golden Globe Awards, presentati per la terza e ultima volta consecutiva da Amy Poehler e Tina Fey. La cerimonia si è tenuta al Beverly Hilton Hotel di Los Angeles, in California, ed è stata trasmessa in diretta dalla rete statunitense NBC.
Forte di cinque candidature, il film Boyhood di Richard Linklater ha primeggiato aggiudicandosi tre premi, nelle categorie Miglior film drammatico, Miglior regista, Miglior attrice non protagonista (Patricia Arquette). Presentato a Berlino l’anno scorso, il film segue la crescita del giovane protagonista in dodici anni. Un arco temporale notevole, se si considera che è reale: tanti, infatti, sono stati gli anni richiesti per realizzare il lungometraggio.
Il russo Leviathan è stato eletto miglior film straniero, mentre Dragon Trainer 2 si è aggiudicato la statuetta come miglior film d’animazione.
Birdman di Alejandro González Iñárritu può essere considerato lo sconfitto della serata, essendo riuscito a incassare solo due dei titoli a cui era candidato. Il regista potrà forse consolarsi con il premio alla miglior sceneggiatura, mentre il suo interprete Michael Keaton è stato eletto miglior attore protagonista in una commedia.
La migliore commedia è invece Grand Budapest Hotel, che corona così un anno di crescita progressiva, sia negli incassi al botteghino che nel giudizio critico degli addetti ai lavori.
A dispetto delle tematiche sociali toccate da molti discorsi di ringraziamento – con un’insolita presa di coscienza, da parte delle star di Hollywood, di cosa succede al di là dei confini di Los Angeles –, l’unica onoreficenza ricevuta dal film drammatico più impegnato, Selma, è stata per la migliore canzone originale. Quantomeno, il brano Glory è stato premiato dalla comparsa a sorpresa di Prince.
Non spicca per originalità, invece, la consegna del premio alla colonna sonora di The theory of everything: un’assegnazione sottomessa a cominciare dalla musica vincitrice, che non era data tra le favorite.
Tutti i pronostici sono invece stati rispettati per quanto riguarda gli attori. Proprio per la sua interpretazione in The theory of everything, Eddie Redmayne è stato nominato miglior attore drammatico, mentre l’equivalente femminile del suo titolo è andato a Julianne Moore in Still Alice. Amy Adams, inteprete della pittrice Margaret Keane nell’ultimo film di Tim Burton (Big Eyes) si è aggiudicata la statuetta come migliore attrice in una commedia. A J.K. Simmons, infine, è andato il premio come miglior attore non protagonista in Whiplash.
Premio alla carriera Cecil B. DeMille a un George Clooney che non dimentica di mostrare solidarietà alle vittime del recente attentato a Parigi, contro il giornale satirico Charlie Hebdo. Come ha fatto notare il Guardian, lo slogan “Je suis Charlie” è stato il vero protagonista del red carpet di questa edizione dei Golden Globe.