Sono stati annunciati stamattina tutti i vincitori della 58º edizione del World Press Photo, il più importante premio dedicato al fotogiornalismo nel mondo.
Ronghui Chen/City Express, Operaio in un’industria di decorazioni natalizie in Cina
Paolo Verzone/Agence Vu, Cadetta dell’Accademia Militare di Breda, Paesi Bassi
Bulent Kilic/Agence France-Presse, Ragazza ferita durante gli scontri tra polizia e manifestanti a seguito dei funerali di Berkin Elvan a Instanbul, Turchia, il 12 marzo 2014
Mads Nissen, Jon e Alex – una coppia omossessuale durante un momento di intimità a San Pietroburgo, in Russa, 2014, fotografia a colori
Non si tratta di una fotografia artistica in senso stretto, dal momento che appartiene a un reportage realizzato dal fotogiornalista danese Mads Nissen nel 2014, per documentare le crescenti difficoltà incontrate dagli omosessuali in Russia per veder rispettati i propri diritti. Ma il commento di Alessia Glaviano spiega sia perché la giuria del World Press Photo ha deciso che questa è la fotografia dell’anno, sia perché chiude degnamente la nostra photogallery per celebrare San Valentino: “Questa foto porta un messaggio sull’amore, come risposta a qualsiasi cosa stia accadendo nel mondo. Parla dell’amore come una questione globale, in un modo che trascende il genere”.
Massimo Sestini, Operazione Mare Nostrum: migranti al largo delle coste della Libia, 7 giugno 2014
Jérôme Sessini/Magnum Photos per De Standaard, Scontri a Kiev, Ucraina
Darcy Padilla/Agence Vu, Family Love 1993-2014 – The Julie Project
Tomas van Houtryve/VII per Harper’s Magazine, Ripresa da un drone in volo di un gruppo di studenti nel cortile di una scuola in California
Sergei Ilnitsky/European Pressphoto Agency, Una tavola ancora apparecchiata, abbandonata dopo un attacco di mortaio a Donetsk, in Ucraina
Yongzhi Chu, Una scimmia durante il suo addestramento all’interno di un circo, Cina
Ami Vitale/National Geographic, Salvataggio di un cucciolo di rinoceronte rimasto orfano in Africa
Due dati balzano subito all’occhio, scorrendo la lista – o la photogallery – dei reporter vincitori della 58º edizione del Wolrd Press Photo, il più importante premio dedicato al fotogiornalismo nel mondo.
Il primo fatto testimonia appunto la concezione – finalmente – allargata dell’internazionalità di questo riconoscimento. La regola generale, confermata a dispetto di sporadiche eccezioni, ha finora dato per vincitori per lo più giornalisti occidentali, su soggetti e temi appartenenti spesso e volentieri al “resto del mondo”. Oggi, un consistente numero di fotografie selezionate nelle diverse categorie è ancora incentrata su questioni e drammi sociali che si svolgono ai quattro angoli del globo; la differenza, però, è che a testimoniarne sono sempre più spesso fotografi che in quelle aree vivono e operano.
Una prova su tutte: era dal 2008 che il fotogiornalismo cinese non si aggiudicava così tanti riconoscimenti. In quell’anno, però, a Pechino si tennero le Olimpiadi e il Terremoto del Sichuan fece più di 69mila vittime. Questa volta, le immagini che ci giungono dalla Cina non raccontano necessariamente breaking news – quel genere di evento unico e irripetibile che, nel bene o nel male, conta innanzitutto esserci.
Segno che i fotografi e giornalisti sono ormai capaci di raccontare criticamente lo sviluppo, economico e sociale, della popolazione di cui pure fanno parte. Una corrispondete maturità è forse da ascrivere anche ai media dei cosiddetti Paesi già sviluppati, i maggiori committenti dei reportage candidati al World Press Photo: giornali, magazine e noi stessi, che ne costituiamo il pubblico, siamo finalmente pronti a recepire come di nostro interesse culture – e dibattiti – lontani dalla nostra normalità, al di là dell’emergenza strillata in prima pagina.
La seconda particolarità di questa edizione del World Press Photo riguarda la mancata assegnazione di un premio: nella categoria dei reportage sportivi (Sports Stories), il terzo gradino del podio è rimasto vacante. A spiegarne la ragione, non senza sconforto, è stato il direttore generale del World Press Photo, Lars Boering, interrogato dal British Journal of Photography: una volta entrati nella rosa dei candidati finalisti al premio, i fotografi hanno sottoposto alla giuria non solo l’immagine finale, ma anche lo scatto originale – in file Raw o direttamente in negativo… rivelando, così, come molti di loro avessero manipolato le fotografie ben oltre una “legittima” (nel senso di etica) post-produzione.
“Molti fotografi avevano aggiunto o sostituito elementi all’immagine”, commenta a tal proposito un membro della giuria, Michele McNally. Il dibattito continuerà di certo nel corso dei prossimi giorni, dato che il fotografo sportivo Bob Martin – nonché specialista per la categoria al World Press Photo – giudica dal canto suo “inaccettabili” gran parte delle squalifiche comminate: “Se alcune aree sono state bruciate, o i contrasti accresciuti, dov’è il problema? Lo facevamo già in camera oscura, e ora Photoshop è la nostra, nuova camera oscura”.