Contro la decisione della commissione culturale di Växjö, che ha rifiutato di erigere una statua commemorativa, molti monumenti in Norvegia sono stati "occupati"... con centinaia di borse appese a bella posta.
Se avete avuto la fortuna di visitare la Norvegia a fine febbraio, vi sarete probabilmente chiesti come mai nel Paese abbiano questa strana usanza di “appendere” borse e borsette alle statue erette nei luoghi pubblici. Se avete avuto modo di parlare con qualche norvegese, però, sapete già che non si tratta di folklore locale quanto di una vera e propria protesta. Creativa e originale, come l’obiettivo che si pone di raggiungere.
Tutto ha avuto inizio nel 1985, quando per le strade di Växjö sfilano i simpatizzanti del Partito del Reich Nordico, un’organizzazione dichiaratamente neonazista già dal nome. Si imbatte nel corteo la signora Danuta Danielsson, la cui madre ebrea polacca è stata segregata proprio dal regime nazista in un campo di concentramento. La figlia decide così di affermare tutto il peso della sua memoria storica e familiare… appioppando una sonora borsettata sulla prima testa rasata che le capita a tiro.
Il suo gesto di indignazione passa alla storia grazie al reporter Hans Runesson, che immortala la scena in un’iconica fotografia destinata in seguito a fare il giro del mondo.
Proprio a questo documento visivo l’artista Susanna Arwin si è ispirata per realizzare una scultura (presente nella nostra photogallery, in chiusura dell’articolo), che raffigura appunto la coraggiosa signora Danielsson mentre si avventa sui neonazisti armata della sua sola borsa.
Siamo così tornati ai giorni nostri e all’origine dell’insolita protesta. La scultrice aveva infatti proposto all’amministrazione della città di Växjö, dove l’evento ha avuto luogo negli anni Ottanta, di erigere un monumento in ricordo dell’anziana signora e della sua accorata ribellione. I politici locali hanno invece rifiutato l’idea, sostenendo che la statua potesse costituire un incitamento alla violenza.
A molti, evidentemente, la motivazione è sembrata legittima nella teoria, ma risibile dato lo specifico episodio. Se una donna – con un simile dramma alle spalle! – si è resa colpevole di una borsettata, si pùo davvero considerare vittima colui che manifesta in favore delle leggi razziali?
Per tutta risposta, centinaia di borse diverse hanno cominciato a far bella mostra di sé, appese ai tanti monumenti pubblici in diverse città della Norvegia. Le stesse statue già erette sono state trasformate in una dimostrazione diffusa, a sostegno della scultrice Arwin e indirettamente della scomparsa signora Danielsoon.
Quelli di Växjö non hanno voluto la statua della signora armata di borsetta? Poco male: di statue e borse è piena la Norvegia, e non soltanto quella.