Tornano a Carrara le sculture dei maestri italiani del marmo e della scuola carrarese, custodite al Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo. Alcune furono acquistate e commissionate dallo Zar Nicola I di Russia, durante il suo viaggio in Italia nel 1845.
A Carrara, nella città dei marmi bianchi, Palazzo Cucchiari riapre al pubblico dopo più di tre anni di restauri, con la mostra Canova e i maestri del marmo. La scuola carrarese all’Ermitage. Sino al 4 ottobre, il piano nobile della residenza ottocentesca, oggi sede della Fondazione Giorgio Conti, ospita 16 sculture in marmo provenienti dal Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo, appartenenti al periodo compreso tra il neoclassicismo di fine ʹ700 e il verismo della metà del secolo seguente.
Per alcune delle statue esposte si tratta di un ritorno a Carrara dopo quasi due secoli, da quando, alla fine del 1845, lo Zar Nicola I di Russia, visitò l’Italia e, durante il suo soggiorno a Roma, acquistò e commissionò opere da alcuni artisti italiani, tra i quali Pietro Tenerani e Luigi Bienaimè della Scuola carrarese. Allora, lo Zar collezionava sculture da destinare al Nuovo Ermitage, il primo museo imperiale di Russia.
Tra i maestri del marmo in mostra a Palazzo Cucchiari, il più noto è Antonio Canova, che fu legato a Carrara non solo per via dei suoi pregiati marmi, ma anche perché lo scultore neoclassicista ebbe molti allievi illustri provenienti dalla cittadina toscana.
A fare compagnia all’Orfeo del più grande scultore neoclassico, ci sono le sculture di Giovanni Antonio Cybei, primo direttore dell’Accademia di Belle arti di Carrara, la Psiche svenuta di Pietro Tenerani, l’Amore con colombi di Luigi Bienaimè e la Venere nella conchiglia di Carlo Finelli.
Oltre ai marmi del museo russo, la mostra presenta 7 gessi riferiti alle opere in mostra, di proprietà dell’Accademia di Belle Arti di Carrara, e una copia della Fiducia in Dio di Lorenzo Bartolini che fu direttore dell’Istituto carrarese durante il periodo napoleonico.