La Grande Mela omaggia l’indimenticato artista uruguayano, con una mostra che ripercorre le tappe della sua intensa carriera, tra l’Europa e il Sud America.
È trascorso oltre mezzo secolo dalla sua scomparsa, eppure Joaquín Torres-García resta uno dei pilastri dell’arte novecentesca. Il MoMA di New York dedica all’artista uruguayano la più grande mostra organizzata in suo onore dagli Stati Uniti negli ultimi quarantacinque anni.
Fino al 15 febbraio 2016, il prestigioso museo newyorkese ospiterà Joaquín Torres-García: The Arcadian Modern, una raccolta di circa 190 opere realizzate dall’artista nell’arco della sua carriera – tra pittura, scultura, disegni e collage. Un viaggio attraverso le pieghe e le evoluzioni di uno stile inconfondibile, che affonda le radici in una personalità allergica alle definizioni.
Desideroso di assecondare la propria inclinazione artistica, Torres- García lasciò ben presto l’Uruguay alla volta di Barcellona – dove si dedicò alla pittura su muro – e poi di Parigi, dove entrò in contatto con Kandinskij e Mondrian, avvicinandosi ai dettami del Costruttivismo. Tornato in patria negli anni Trenta, l’artista diede un eccezionale contributo allo sviluppo della corrente astratta sudamericana, diventando un modello per le generazioni successive.
Organizzata secondo un criterio cronologico, la mostra newyorkese ripercorre la vicenda creativa di Torres-García, dagli esordi spagnoli alla fine degli anni Quaranta. L’attenzione è puntata soprattutto su due periodi fondamentali nella carriera dell’artista: il decennio dal 1923 al 1933, durante il quale egli aderì ai movimenti della modernità europea, e gli otto anni intercorsi tra il 1935 e il 1943, quando gli esiti della sua pittura astratta si guadagnarono il successo internazionale.
[Immagine in evidenza: Joaquín Torres-García, Entoldado (La Feria), 1917. Olio su tela, 51 x 72.5 cm. Private collection. © Sucesión Joaquín Torres-García, Montevideo 2015]