Speciale Natale: la Natività nell’arte 24 Dicembre 2015
Il giorno di Natale è l’occasione per festeggiare uno dei temi più rappresentati nella storia dell’arte. Incentrata sulla componente religiosa o rivisitata in chiave contemporanea, la Natività resta un inconfondibile punto di riferimento per l’iconografia occidentale. Ecco la storia di otto capolavori intitolati a questo soggetto senza tempo.
Giotto, Natività di Gesù, 1303-1305, affresco e tempera Appartenente al ciclo che decora la celeberrima Cappella degli Scrovegni padovana, questo affresco rappresenta il punto di partenza delle Storie di Gesù, raffigurate da Giotto su un registro murario dell’edificio. La canonica iconografia che vede protagonisti Maria e il Bambino, affiancati da un dormiente Giuseppe, si carica di novità grazie all’inusuale taglio prospettico, che svincola l’opera dai consolidati dettami figurativi bizantini.
Piero della Francesca, Natività, 1470-1475, olio su tavola Nonostante la sua destinazione originaria resti un mistero, il famoso dipinto del maestro di Borgo Sansepolcro è uno dei dipinti più amati e conosciuti. Custodita dalla National Gallery di Londra, l’opera di Piero della Francesca è portatrice di una fortissima eredità fiamminga, specie nella resa cromatica, ma anche di un libertà compositiva che svela tutto il talento del pittore rinascimentale.
Leonardo da Vinci, Adorazione dei Magi, 1481-82, olio su tavola Per quanto l’opera sia rimasta incompiuta, grazie alla scrupolosa preparazione del disegno – cui Leonardo da Vinci attribuiva un valore progettuale inedito, fino al Rinascimento – è tuttora possibile comprendere la grandiosità della scena che il grande Maestro aveva in proposito di dipingere. Con la straordinaria attenzione alla psicologia dei personaggi che gli era propria, Leonardo rappresenta attorno alla Vergine con il Bambino tutta una serie di moti dell’animo, in un vortice di pose che corrispondono ad altrettanti sentimenti. Se al centro regnano la pace e l’armonia divina, man mano che ci si allontana dal Messia sopraggiungono gli istinti e le passioni più terrene, che ottenebrano il giudizio fino a condurre l’uomo a usare la violenza contro la sua stessa stirpe, come si vede sullo sfondo.
Correggio, Adorazione dei pastori (La Notte), 1525-1530, olio su tavola Con i suoi incarnati tenerissimi e il trattamento luministico di incredibile sapienza, la rappresentazione di Correggio è forse tra le più intime che si ricordi nella storia dell’arte. Se anche – siamo pur sempre all’inizio del Manierismo e di tutte le sue originalità stilistiche – il pastore in primo piano appare più un Ercole mitologico che un umile plebeo, a ristabilire una dimensione umana ci pensa il volto estatico di Maria, radioso per la luce divina emanata da Gesù bambino… e per la gioia stessa di essere divenuta madre.
Federico Barocci, Natività, 1597, olio su tela Durante la Controriforma, tutti gli eccessi stilistici dei pittori manieristi sembrano essere dimenticati. Almeno, così vuole la Chiesa, che aspira a una purezza primitiva da lungo tempo persa. Eppure, in questa Natività vediamo come Barocci fa sua la lezione di Correggio e degli altri pittori che l’hanno preceduto: se questa Natività è più uniforme nelle tonalità e meno insistita nel chiaroscuro, lo stesso l’ambientazione notturna rivela che Barocci aveva appreso benissimo a rappresentare – letteralmente – luci e ombre dell’animo umano.
Caravaggio, Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi, 1600-1609?, olio su tela Sottratta all’Oratorio palermitano di San Lorenzo nel 1969, e mai più ritrovata, l’opera caravaggesca testimonia l’eccezionale stile del suo autore. La scena, modulata dai tocchi luminosi ben padroneggiati da Caravaggio, riporta il tema della Natività ad una dimensione fortemente umana e intima, con una Madonna e un Bambino abbandonati a una naturale stanchezza. Oggi l’opera di Michelangelo Merisi ha conquistato nuova vita grazie alla riproduzione in alta tecnologia donata all’Oratorio palermitano nell’ambito dell’operazione promossa da Sky.
Paul Gauguin, La nascita di Cristo, figlio di Dio (Te tamari no Atua), 1896, olio su tela Se Dio si è incarnato per la salvezza dell’umanità tutta, perché non ambientarne la nascita in Polinesia? È forse questo, il presupposto da cui ha origine l’inedita scelta iconografica di Paul Gauguin che, nel corso degli ultimi anni a Tahiti, sceglie di elevare una donna del luogo al ruolo di Madre di Cristo. A rivelare la natura divina di questa nascita, che incredibilmente viene trattata dal pittore francese con prosaico naturalismo, le due aureole della Maria polinesiana e del piccolo Gesù.
Marc Chagall, Natività, 1941 La Natività ricorre anche nelle produzione artistica più recente. Il delicato dipinto di Chagall si inserisce nell’ambito dei soggetti religiosi rappresentati dal pittore russo, con una tecnica fedele a quella dei soggetti laici. Onirica e quasi fiabesca, l’opera oppone a una Madonna con Bambino, eterea e sospesa sul lato sinistro del dipinto, un Cristo crocifisso fluttuante sopra una distesa di rose e di simboli dai colori vivaci. Una lettura in chiave contemporanea di un soggetto millenario.