Il Museo Galileo e l'Opera di Santa Croce uniscono le forze, per raccontare una delle più controverse storie dell'Italia moderna: quella di Galileo Galilei, inventore del metodo scientifico.
Tanto grande è la sua importanza per il mondo occidentale, tanto discussa la sua storia personale. Parliamo di Galileo Galilei, fisico, astronomo e soprattutto padre della scienza moderna, della quale ha stabilito il metodo stesso d’indagine.
A Firenze, un progetto congiunto del Museo Galileo e dell’Opera di Santa Croce vuole restituire la giusta centralità alla vicenda di Galileo, ricostruendone gli sviluppi in tutta la loro complessità.
Una prima collaborazione tra i due enti risale all’istituzione delle Passeggiate galileiane, realizzate nela primavera del 2014 all’interno del programma Buon compleanno Galileo!. Adesso, viene proposto un nuovo percorso, che rappresenta una versione ampliata e notevolmente arricchita del precedente, finalizzata a divulgare le testimonianze storico-scientifiche riflesse nel patrimonio storico-artistico della città.
Ogni mese, nel pomeriggio di un sabato a partire dal 30 gennaio, verrà quindi organizzata una visita guidata incentrata sulla vicenda umana, storica e scientifica di Galileo Galilei.
I visitatori verranno guidati all’interno della Basilica di Santa Croce per incontrare le numerose “memorie galileiane”, anche quelle meno note: dagli antenati di Galileo e di Urbano VIII, vicini nell’eterno riposo, alle spoglie dello scienziato, prima rifugiate e “nascoste” nella cappella medicea di Santa Croce, poi spostate nel 1737 nell’attuale sepolcro monumentale.
La successiva visita al Museo Galileo si svolgerà nella sala dedicata allo scienziato, dove sarà possibile “misurare” la grandezza della sua fama con l’ausilio dei suoi stessi strumenti, segni tangibili delle sue teorie e scoperte.
Attraverso questi due significativi esempi – la Basilica di Santa Croce e il Museo Galileo – l’itinerario presenta quindi gli intrecci esistenti tra le testimonianze storico-scientifiche e i monumenti di Firenze, restituendo un’immagine della città come grande “museo diffuso”, nel quale il patrimonio scientifico può farsi codice di lettura dei tesori dell’arte.