Fino al 19 giugno Palazzo Zuckermann ospita la ricostruzione della celebre tomba egizia di Pashedu, artigiano e artista dell’era di Ramses II.
Padova è la patria di Giovanni Battista Belzoni, l’esploratore il cui nome è legato alla nascita dell’egittologia e alla scoperta dell’Egitto faraonico. E proprio la città veneta, per circa tre mesi, offre un’inedita opportunità per estendere la conoscenza sull’affascinante civiltà egizia.
Oltre a custodire in modo permanente una preziosa collezione di circa 180 reperti nelle sale del Museo Archeologico, fino al 19 giugno Padova ospita la fedele ricostruzione della tomba di Pashedu, caposquadra di uno dei gruppi di operai che realizzarono le grandi sepolture reali nel XIII secolo.
Del corredo funerario di Pashed o Pashedu, ovvero “il Salvatore”, si conservano un papiro-libro dei morti oggi al British Museum di Londra, una stele al Museo del Cairo e un rilievo al Museo Egizio di Firenze. Anche la collezione egizia del Museo patavino offre spunti di approfondimento: nella collezione del Museo Archeologico si conserva un ushabti – la statuina che riproduceva il defunto, perché lo sostituisse nei lavori da svolgere nell’aldilà – originario di Deir El Medina; proprio il villaggio in cui visse e fu sepolto Pashedu.
Realizzata da Gianni Moro, artigiano originario di Motta di Livenza che vanta all’attivo varie collaborazione con egittologi del Cairo e del Museo Egizio di Torino, la camera sepolcrale è stata riprodotta con estrema dovizia di particolari.
L’iniziativa, curata dal format Cultour Active Tast the Past, propone anche un cartellone di attività educative, laboratori e speciali degustazioni.