Scompare a 65 anni la prima donna architetto ad aver ricevuto il Premio Pritzker nel 2004, due volte Premio Stirling, di recente insignita anche il Royal Gold Medal for Architecture per il 2016, la più alta onorificenza per l’architettura del Regno Unito.
Avrebbe dovuto presiedere, assieme al Premier Renzi e al Ministro Delrio, l’inaugurazione dell’attesa Stazione Marittima di Salerno, in programma per il prossimo 22 aprile, l’architetto Zaha Hadid, nata a Baghdad nel 1950 e scomparsa oggi a Miami per un attacco cardiaco.
Progettista prolifica e instabile, tanto attiva nell’architettura quanto nel campo del design, con frequenti sconfinamenti dall’interior al design di prodotto fino al campo dei gioielli. Dopo l’incontro – avvenuto negli anni della sua formazione – con Rem Koolhaas e Bernard Tschumi, suoi docenti presso la Architectural Association di Londra degli anni Settanta, Zaha Hadid è divenuta lei stessa docente, affiancando alla pratica professionale una lunga parentesi di insegnamento in alcuni tra i più prestigiosi atenei internazionali.
Si è imposta nel panorama architettonico globale con edifici divenuti icone del nostro tempo, contestati o osannati, ma in grado di imporsi per il vigore formale e l’impatto visivo: dalla Vitra Fire Station di Weil am Rhein dei primi anni Novanta al MAXXI di Roma, dal London Aquatic Centre realizzato in occasione delle Olimpiadi del 2012 al Centro culturale Heydar Aliyev di Baku in Azerbaigian, dalla Stazione ferroviaria di Napoli Afragola al Grattacielo CityLife Fiera, a Milano.
Lo studio che ha fondato e guidato assieme a Patrik Schumacher è tra i più importanti al mondo, ha sede a Londra e conta oltre 240 architetti.