In quella stessa Milano che li ha visti nascere, gli artisti italiani che da decenni esplorano le potenzialità espressive dei nuovi media sono al centro di una grande mostra antologica. Allestita a Palazzo Reale, fino al 4 settembre.
Non poteva esserci gruppo di artisti più azzeccato, per il programma culturale Ritorni al futuro, pensato dal Comune di Milano per questa primavera. Perché Studio Azzurro, fondato nell’ormai lontano 1982, da 35 anni si applica alla sperimentazione delle nuove tecnologie e dei mezzi di comunicazione della nostra era, di cui indaga il potenziale espressivo.
Nei confronti dell’arte contemporanea, Studio Azzurro si pone sin dagli esordi come un “laboratorio” dove indagare soluzioni formali inedite, ma al passo coi tempi… se non preconizzatrici di tendenze ancora in nuce.
La mostra Immagini sensibili, in corso a Palazzo Reale fino al 4 settembre, ripercorre appunto l’idea di futuro concepita nel corso di questi decenni da Fabio Cirifino, Paolo Rosa e Leonardo Sangiorgi, ai quali si è aggiunto Stefano Roveda nel 1995.
Se alcuni effetti scenici appaiono oggi datati, non lo erano quasi 35 anni fa. E proprio nell’estensione e continuità delle sperimentazioni sta il valore artistico della ricerca condotta da Studio Azzurro, che ha firmato film e “ambienti sensibili”, video monocanale e interi “musei di narrazione”.
Le virgolette, in questo caso, servono proprio a sottolineare la novità di alcuni dei formati e dei mezzi espressivi proposti dal collettivo milanese, che ne può a buon diritto rivendicare la paternità o il pieno sviluppo estetico.
Più che una cronologia di ritrovati tecnologici applicati all’arte, la mostra si configura come un invito a riflettere: in che modo prende forma la nostra epoca? Attraverso quali mezzi – e con quali conseguenze – viene osservata e quindi raccontata?
L’interazione tra opera e spettatore, il rimodellamento della realtà e delle stesse arti (come performance e spettacoli teatrali) spingono il pubblico a non considerare mai definitiva una possibile risposta. Perché, come in ogni laboratorio che si rispetti, la ricerca non ha termine…