L’artista svizzero si confronta con la patria della Land Art, creando un’installazione di grande impatto visivo allestita nel deserto americano, a poca distanza da Las Vegas.
È un’opera in pieno stile Land Art, quella realizzata da Ugo Rondinone nel deserto del Nevada; già scenario degli storici interventi progettati dal movimento creativo che ha rivoluzionato la storia dell’arte calata nel contesto ambientale.
Prodotta dall’Art Production Fund e dal Nevada Museum of Art, Seven Magic Mountains sancisce il ritorno dell’artista all’uso delle pietra dopo Human Nature, esposta al Rockfeller Center nel 2013. Sette totem di pietra, caratterizzati da colori brillanti che non passano inosservati, compongono l’installazione frutto di cinque anni di lavoro e di un investimento di tre milioni di dollari.
Secondo le dichiarazioni di Rondinone, l’intento dell’opera è “far incontrare la Land Art e la Pop Art” combinando la monumentalità e la potenza visiva in un unico intervento. Alte fra i 7 e i dieci metri, le colonne di pietra resteranno visibili per due anni, creando una decisa interazione con l’ambiente desertico.
Interessato alla sperimentazione nell’ambito dei grandi formati, l’artista svizzero sarebbe in procinto di realizzare un intervento monumentale anche in Italia, nella Capitale. Sembra infatti che i Mercati di Traiano accoglieranno cinque calchi di alberi di ulivo, stupendo ancora una volta il pubblico con un’opera capace di colpire i sensi.
[Immagine in apertura: Ugo Rondinone, Seven Magic Mountains, Las Vegas, Nevada 2016, photo Gianfranco Gorgoni. Courtesy of Art Production Fund and Nevada Museum of Art]