A 47 anni di distanza dall’ultima retrospettiva in Francia, Parigi dedica all’artista svizzero un’importante rassegna, che analizza lo stile controcorrente di un grande maestro del Novecento.
È una mostra di incredibile richiamo internazionale, quella ospitata fino al primo agosto dal Centre Pompidou di Parigi. A quasi 50 anni dall’ultima mostra in terra francese a lui dedicata, Paul Klee approda nella Ville Lumière, protagonista della rassegna che raccoglie circa duecentocinquanta lavori selezionati nell’ambito della sua sconfinata produzione.
Paul Klee. Irony at Work riunisce i capolavori provenienti dalle maggiori collezioni museali e private del mondo per stilare un ritratto il più possibile fedele di un artista allergico alle definizioni. Ispirata al tema dell’ironia romantica – usata fin dal Settecento per indicare il consapevole distacco connaturato al processo creativo – l’esposizione mette in luce il legame tra Klee e i suoi contemporanei in un’ottica di distaccata assimilazione.
Capace di guardare al passato e al presente facendoli propri, Klee elaborò uno stile inimitabile, mescolando gli opposti e oscillando tra equilibri estetici mai definitivi. Organizzata in sette sezioni tematiche, la mostra ripercorre l’evoluzione artistica di Klee: dagli ironici esordi al Cubismo, dal teatro meccanico (vicino a Dada e al Surrealismo) al Costruttivismo del Bauhaus, dal ritorno alle esperienze passate fino alla lezione di Picasso e agli anni critici della guerra e del nazismo.
I capolavori presentati a Parigi comprendono dipinti, sculture, disegni e pitture sottovetro – molti dei quali mai esposti in Francia. Tra le opere raramente in mostra spiccano due eccezionali acquerelli – Vorführung des Wunders e Angelus Novus, parte integrante della collezione di Walter Benjamin.
[Immagine in apertura: Paul Klee (1879 – 1940), Drei Köpfe, 1919, 13 x 14,5 cm © Jacqueline Hyde – Centre Pompidou, MNAM-CCI /Dist. RMN-GP]