A quattrocento anni dalla scomparsa, il mito del drammaturgo e poeta inglese non smette di affascinare e incuriosire. Documenti recenti rinvenuti da Heather Wolfe, curatrice della Folger Shakespeare Library di Washington, accendono l'attenzione sulla sua scalata sociale.
Non conosce cali di attenzione l’interesse verso una delle figure più apprezzate della letteratura internazionale: il Bardo, come era soprannominato William Shakespeare, continua a vivere nella memoria collettiva grazie alle sue immortali opere, che stimolano tra l’altro continue azioni di scavo e ricerca attorno alla sua vicenda umana.
La più recente novità che ricolloca l’autore di Romeo e Giulietta, Sogno di una notte di mezza estate e Amleto nella stringente attualità, proprio nell’anno in cui ricorrono i 400 anni dalla morte, è legata al ritrovamento di antichi documenti da parte di Heather Wolfe, curatrice presso la Folger Shakespeare Library di Washington.
Già giudicati una “prova incontrovertibile“, i materiali scoperti si riferiscono a uno stemma che è stato concesso al padre di Shakespeare, John, nel 1596: un simbolo che attesta per il genitore del grande drammaturgo – e per suo figlio – lo status di gentlemen. Si tratterebbe di una condizione di assoluta rarità per un uomo di teatro; un attributo che all’epoca avrebbe attirato anche una serie di commenti polemici, come testimonierebbero una serie di lettere di contemporanei di Shakespeare, che si sarebbe sentiti “minacciati” dall’uso di questo titolo e dalla possibilità di possedere uno stemma araldico.
E chissà che il tempo non riservi ancora altre sorprese sul genio assoluto della letteratura in lingua inglese…