Riconosciuto nel 2015 dall'UNESCO come Patrimonio dell’Umanità, dopo tre anni di studio a cura dell'Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e librario del Ministero dei Beni Culturali, il Codex Purpureus Rossanensis torna a splendere in una sede espositiva concepita su misura.
Ha trovato la propria collocazione nel nuovo Museo del Codex a Rossano (Cosenza), il Codex Purpureus Rossanensis, delicato manoscritto di origine bizantina, risalente al VI secolo dopo Cristo.
Realizzata su supporto in pergamena color porpora, manoscritta e miniata, a partire dal 2012 l’opera è stata oggetto di un complesso intervento a cura dell’ ICRCPAL – Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e librario del Ministero dei Beni Culturali, a Roma. Dopo una serie di preventive analisi biologiche, chimiche, fisiche, tecnologiche, il Codex Rossanensis è stato quindi sottoposto a restauro.
Finalmente rientrato nella sede destinata alla sua conservazione, il volume non smette di affascinare per la sua unicità. Considerato infatti il più prezioso fra i codici onciali – scritti in caratteri greci maiuscoli – dell’antichità, è il solo ad essere giunto a noi nella forma rilegata.
Nei 188 fogli di pergamena che lo compongono, numerati recto verso e con scritte in caratteri in oro e argento, compaiono miniature relative alla vita di Gesù e, in forma estesa, il Vangelo di Matteo; presente anche in parte il Vangelo di Marco, mentre sono interamente perduti quelli di Luca e Giovanni.