26 Agosto 2016
Simbolo dalle origini antiche, la svastica è inevitabilmente associata agli orrori del nazismo. Eppure, il reperto di 5mila anni fa appena portato alla luce in Bulgaria richiama epoche e significati tutt’altro che violenti.
Appena ci si imbatte nelle linee di una svastica, è impossibile non pensare alle tragiche vicende della Seconda Guerra Mondiale e, nello specifico, alle atrocità perpetrate dal nazismo. Tuttavia, come è noto, il simbolo della svastica affonda le radici in epoche e culture ben distanti dal secolo scorso e dai suoi orrori.
Il recente ritrovamento di un pittogramma inciso su un frammento di ceramica risalente a oltre 5mila anni fa, emerso dagli scavi archeologici in corso nel nord-ovest della Bulgaria, a Riben, riporta l’attenzione sulle origini della svastica, mettendo in secondo piano l’inevitabile associazione con il nazismo. Secondo quanto evidenziato dall’esperto Peter Banov, potrebbe trattarsi della più antica immagine conosciuta del simbolo.
Il frammento recante l’incisione della svastica (nell’immagine in apertura, fonte www.cronicaviva.com.pe) sarebbe stato rinvenuto scavando nelle profondità di un cantiere approntato per esaminare una fortificazione romana del III secolo d.C., svelando un sito probabilmente databile al periodo neolitico, dunque a oltre settemila anni fa. Si spingerebbe così indietro nel tempo, quindi, l’esistenza della svastica, presente nelle sacre scritture Indù, Veda e anche nella religione buddista. Recentemente apparsa nei libri dello scrittore britannico Rudyard Kipling, è stata utilizzata addirittura dai Boy Scout, per essere poi abbandonata a causa dell’ultima, drammatica appropriazione da parte del regime nazista.