Il monumentale percorso scultoreo di cavalli mutilati, realizzato dall’artista messicano nell’area archeologica di Roma, cerca di dare corpo a una delle questioni più pressanti e dibattute dei nostri tempi: l’emergenza migratoria.
Lapidarium è un intervento monumentale di scultura contemporanea, ideato dall’artista messicano Gustavo Aceves, che fino all’8 gennaio trova spazio nella suggestiva area archeologica di Roma, in un percorso che si snoda dall’Arco di Costantino alla Piazza del Colosseo, fino ai Mercati di Traiano.
Si tratta di un tentativo dell’artista messicano di creare un monumento ai “vinti”, i migranti di ogni epoca, attraverso uno spazio muto di riflessione per non dimenticare gli orrori commessi nel passato, e di monito a non ripeterli più.
Composto da 40 sculture singole – alte dai 3 agli 8 metri e in alcuni casi lunghe fino a 12 – Lapidarium è un progetto in progress che durante il suo tour intorno al mondo crescerà di tappa in tappa – toccando nel 2017 Istanbul, Parigi e Venezia (le città dello storico viaggio della Quadriga di San Marco) – fino a comprendere in tutto 100 opere differenti, nel gran finale a Città del Messico nel 2018.
Dal 2014, anno in cui fu presentato in anteprima a Pietrasanta, fino alla sua inaugurazione ufficiale nel 2015 a Berlino, alla Porta di Brandeburgo, un vasto pubblico ha già avuto modo di ammirare quest’opera straordinaria che schiera un vero e proprio “esercito” di sculture equestri in bronzo, marmo, legno, ferro e granito.
Per millenni il cavallo è stato un potente simbolo di libertà e forza, dalle pitture rupestri di Lascaux fino alla Quadriga di San Marco, a Venezia, ovvia fonte di ispirazione per Lapidarium. Ciò nonostante, non c’è niente di vittorioso nei potenti cavalli di Aceves: le barche in cui alcuni viaggiano richiamano alla mente il viaggio di Caronte negli inferi, mentre le forme scavate di altri contengono teschi umani, suggerendo una versione del cavallo di Troia in cui solo la morte e la sofferenza arrivano clandestinamente a terra. Evocando i tanti barconi naufragati – quasi ogni giorno – nelle acque del Mar Mediterraneo.