Le Ninfee di Monet, tra impressionismo e Novecento

1 Settembre 2016

Claude Monet, Le Bassin des Nympheas, 1904, olio su tela, Denver Art Museum

Quanto ha inciso la produzione di Claude Monet sull’arte del Novecento? È questa la questione chiave affrontata dalla mostra Quelle Ninfee che anticiparono l’Informale, al via il prossimo 3 settembre.
A Mamiano di Traversetolo (Parma), la Villa dei Capolavori – sede della Fondazione Magnani Rocca – raccoglierà alcune delle celebri Ninfee del maestro dell’Impressionismo fino all’11 dicembre 2016.

Conservante negli Stati Uniti e in Italia, vengono ora presentate negli spazi espositivi parmensi per indagare come la specifica modalità di rappresentazione del paesaggio abbia anticipato alcune correnti del secolo scorso. Ad affiancare le celebre Ninfee, ci saranno Falaises à Pourville, soleil levant – conservata proprio presso la Fondazione e parte di una serie realizzata tra gennaio e marzo 1897 – e Falaise du Petit Ailly à Varengeville, proveniente dalla collezione Tanzi.

Fortemente legato ai temi naturalistici, lungo tutto il suo percorso artistico Claude Monet ha manifestato un approccio moderno nei confronti dell’osservazione e della riproduzione dei contesti ambientali e dei loro dettagli. Una modalità cui la mostra riconosce un ruolo di anticipazione “del tema della serialità, che sarà proprio della Pop Art, quasi una profezia dell’Informale“.
In particolare, il ciclo delle Ninfee – la cosiddetta “ultima ossessione di Monet” – risulta essere il risultato di un percorso a cavallo tra la pittura di paesaggio e una nuova pittura decorativa, nella quale è possibile rintracciare quello slancio che sarà proprio dell’Informale, dell’Astrazione e dell’Action Painting.

La mostra, infine, può costituire l’occasione per conoscere la collezione Luigi Magnani: ospitata all’interno della Villa, si compone di opere di Gentile da Fabriano, Filippo Lippi, Carpaccio, Dürer, Tiziano, Rubens, Van Dyck, Goya, Monet, Renoir, Cézanne, De Chirico, De Pisis, Morandi, Burri e di altri artisti ancora.

[Immagine in apertura: Claude Monet, Le Bassin des Nympheas, 1904, olio su tela, Denver Art Museum]