'Raffaello. La poesia del Volto – Opere dalle Gallerie degli Uffizi e da altre collezioni italiane' è la mostra che inaugura la nuova partnership siglata dal principale museo di Firenze e dal Puškin di Mosca. Per intraprendere un percorso di scambio e una collaborazione reciproca.
È un vero e proprio evento per la Russia, la mostra Raffaello. La poesia del Volto – Opere dalle Gallerie degli Uffizi e da altre collezioni italiane, promossa dall’Ambasciata d’Italia e aperta, al Museo Puškin di Mosca, fino al prossimo 11 dicembre.
Punto di avvio dell’accordo di collaborazione, siglato nel luglio 2016, tra l’istituzione moscovita e il principale museo fiorentino, l’esposizione offre al pubblico russo l’opportunità senza precedenti di vedere riunite nella propria patria alcune tra le più significative opere di Raffaello.
A qualificare il percorso espositivo – curato per la parte italiana dalla dott.ssa Marzia Faietti, Curatrice del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi, e per la parte russa alla dott.ssa Victoria Markova, curatrice di pittura italiana al Museo Puškin, sotto la direzione scientifica del Direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt – la scelta di un criterio di interdisciplinarità.
In tale ottica si collocano i confronti attivati tra le opere di Raffaello presenti – tra cui il celebre Autoritratto degli Uffizi, particolarmente conosciuto perché riprodotto sulle banconote da 500mila lire – e quelle firmate da autori di altissimo profilo, attivi anche sul fronte della poesia e della letteratura, sia italiana che russa. Oltre ai dipinti del Maestro di Urbino, la mostra infatti riunisce descrizioni, testimonianze e richiami relativi a Vasari, Castiglione, Aretino, Bembo, Dostoevskij e Puškin.
Nell’accurata selezione di capolavori della ritrattistica provenienti esclusivamente da collezioni italiane, il percorso espositivo propone opere iconiche come la Madonna del Granduca, conservata nella Galleria Palatina e amata a tal punto dal Granduca Ferdinando III che non se ne staccava neppure in viaggio; la Testa di Angelo, realizzato da un Raffaello diciassettenne e parte della collezione della Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia; La Muta, proveniente dalla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino, città Natale del Maestro, con espliciti riferimenti alla Monna Lisa di Leonardo.
“Il rapporto tra pittura e poesia viene qui ripreso e declinato in relazione alla ritrattistica di Raffaello”, ha illustrato Schmidt, “per comprendere come già a partire dalla metà del Cinquecento si assista alla nascita di uno specifico lessico critico, dedicato alla elaborazione di una prima formulazione del significato e degli obiettivi più generali dell’arte dell’Urbinate.”
Al termine di questa prima esperienza, la collaborazione tra i due prestigiosi musei proseguirà attraverso la costituzione di un gruppo di lavoro congiunto, finalizzato ad “incrementare il dialogo e la conoscenza tra le due istituzioni e le due culture, mettendo a fattor comune le esperienze e condividendo le strategie future“. Oltre alla possibilità di scambiarsi informazioni, studi e pubblicazioni e a prestiti facilitati, si prevedono convegni, work-shop, seminari e ulteriori mostre.