Al cinema, il documentario sul controverso fotografo Robert Mapplethorpe

23 Ottobre 2016


Presentato in anteprima al Los Angeles County Museum of Art, il documentario Mapplethorpe: Look At The Pictures sta per arrivare nei cinema d’Italia. Il 24 ottobre, infatti, il pubblico italiano potrà conoscere la vita e la parabola artistica del celebre fotografo statunitense, scomparso nel 1989, senza alcun filtro.
Diretta da Fenton Bailey e Randy Barbato e prodotta da World of Wonder, Film Manufacturers Inc in associazione con HBO Documentary, la pellicola costituisce la prima testimonianza completa ed esaustiva della vicenda personale e professionale dell’artista.

Nato a New York da una famiglia di origini irlandesi, terzo di sei fratelli, Robert Mapplethorpe scelse una formazione in disegno, pittura e scultura. Nella Grande Mela incontrò Patti Smith, prima fidanzata della nutrita schiera di amanti della sua vita. Fortemente proiettato verso il raggiungimento del successo, nella seconda metà degli anni Settanta presentò la prima mostra, esponendo fotografie dei soggetti che lo avrebbero reso un rivoluzionario della fotografia del Novecento: fiori, ritratti e nudi.
La sua fama crebbe nel corso del decennio successivo, raggiungendo il culmine con la retrospettiva del Whitney Museum of Modern Art, nel 1988,  solo pochi mesi prima della sua scomparsa.

Nei suoi 108 minuti, il documentario raccoglie numerose testimonianze di colleghi, amici, familiari, modelle, collaboratori; ad esse va a sommarsi la partecipazione straordinaria di Patti Smith. Immagini originali dell’epoca, provenienti dall’archivio della Mapplethorpe Foundation, sono stata associate dai registi ai ricordi di quanti lo conobbero direttamente e ad un repertorio fotografico in parte inedito. Una modalità che intende consentire agli spettatori di formare in piena autonomia il proprio giudizio sulla produzione e sul profilo di Robert Mapplethorpe, le cui fotografie – tra cui i ritratti del sesso maschile – furono al centro di molteplici polemiche, giungendo a essere etichettati anche come “pornografia mascherata da arte”.

Quando abbiamo deciso di fare il film – hanno dichiarato Fenton Bailey e Randy Barbato – sapevamo di realizzare un ritratto d’artista: ma artista di cosa, in che ambito? Essendo un fotografo ha naturalmente lavorato con la luce, ma il suo amore per le droghe, il sadomaso e la promiscuità hanno evocato il lato oscuro. Era un angelo o un diavolo? Il film è un ritratto dell’artista come essere umano, se fosse angelo o diavolo è il pubblico a deciderlo.”