Una delle civiltà più misteriose e affascinanti al mondo è protagonista della grande mostra che sta per aprire i battenti nella città veneta. Riservando eccezionali sorprese.
A 18 anni di distanza dalla rassegna veneziana intitolata ai Maya, l’antica civiltà dell’America precolombiana torna a stupire il pubblico italiano con la mostra Maya. Il linguaggio della bellezza, allestita al Palazzo della Gran Guardia di Verona dall’8 ottobre al 5 marzo 2017.
Curata da Karina Romero Blanco, l’esposizione affronta per la prima volta il tema della cultura di questo antico popolo attraverso le sue stesse parole e testi, decifrandone la scrittura e ottenendo così un incredibile risultato sul piano antropologico. In parallelo la mostra propone uno sguardo innovativo sull’arte maya, individuandone maestri, scuole e stili, secondo una lettura storico-artistica e non soltanto archeologica.
I tre grandi periodi – preclassico, classico e postclassico – che dal 2000 a.C. al 1542 d.C. hanno visto fiorire questo popolo, sono descritti attraverso alcuni capolavori dell’arte maya come il Portastendardi, una pregiata scultura risalente all’XI secolo realizzata da un maestro di Chichen Itza, la Testa raffigurante Pakal il Grande e l’Adolescente di Cumpich, straordinaria scultura del periodo tardo classico.
Organizzata in quattro sezioni tematiche – il corpo come tela, il corpo rivestito, la controparte animale e i corpi delle divinità – la mostra offre anche la ricostruzione di antiche architetture e oggetti d’uso quotidiano come collane, orecchini, strumenti musicali provenienti dai più noti musei messicani, quali il Museo Nacional de Antropologia di Città del Messico, il Museo Regional de Antropología Palacio Cantón di Mérida, nello Yucatán, e il Museo Arqueológico del Camino Real de Hecelchakán, a Campeche.
[Immagine in apertura: Recipiente con coperchio con scena mitica, Becán, Campeche. Periodo Classico Iniziale (250 – 600 d.C.), INAH. Museo Arqueológico de Campeche, Fuerte de San Miguel. San Francisco de Campeche, Campeche]