Aeham Ahmad suonava il pianoforte tra le macerie dei bombardamenti a Damasco. Costretto a fuggire trova rifugio in Germania, pubblica il suo primo album di musica classica e ora è in tournée in Italia.
Ormai noto in tutto il mondo come il leggendario pianista di Yarmouk – campo profughi palestinese alle porte di Damasco, dov’è nato nel 1989 e da dove è fuggito il giorno in cui i miliziani dell’Isis gli hanno bruciato il pianoforte che suonava ogni giorno tra le macerie della capitale siriana – Aeham Ahmad inaugura la sua prima tournée italiana: il 6 gennaio a Locorotondo (in provincia di Bari) per proseguire sabato 7 gennaio all’Auditorium Parco della Musica di Roma; il 21 gennaio farà tappa a Crema, il 22 gennaio a Mestre, il 27 a Taranto, il 2 febbraio a Firenze e il 4 febbraio ad Aosta.
Un’occasione unica per conoscere e ascoltare la malinconia dell’esilio di un pianista – ora rifugiato in Germania – che concepisce la musica come uno strumento di resistenza.
Classe 1989, Ahmad è stato il primo artista a ricevere il Premio Beethoven, nel 2015, per il suo impegno in favore dei diritti umani.
Nell’agosto 2016 è uscito Music for hope, il suo primo album composto da 18 tracce che raccontano il dramma della guerra in Siria attraverso una musica “classica”, dallo stile pienamente occidentale, armonicamente congiunta con i versi e la melodia del canto arabo. Come racconta Ahmad, “Music for hope è dedicato al mio popolo, che vuole vivere libero ma non ha alcuna voce”.