La città meneghina fa da cornice a una mostra interamente dedicata alla collezione del celebre avvocato, attraverso un'accurata scelta di opere realizzate fra il 1920 e il 1945.
L’attesa è alta per l’inaugurazione della rassegna Italia 1920-1945. Una nuova figurazione e il racconto del sé, allestita presso La Triennale di Milano dal primo febbraio al 19 marzo prossimi. Le ragioni sono da ricercarsi nella provenienza delle opere esposte, parte integrante della collezione privata dell’Avvocato Giuseppe Iannaccone.
Collezionista fin dagli anni Ottanta per passione e curiosità, Iannaccone trovò nell’arte un rifugio dalla vita quotidiana. Affascinato dalla creatività italiana dell’epoca compresa fra le due guerre mondiali, l’avvocato scelse di inserire nella propria raccolta gli artisti “non allineati”, lontani dai canoni novecenteschi e dal ritorno all’ordine, basandosi esclusivamente sul proprio istinto.
La mostra milanese, curata da Alberto Salvadori e Rischa Paterlini, riunisce ben 96 opere legate al periodo cui Iannaccone è maggiormente interessato, celebrandone i protagonisti. Organizzata attorno a una serie di nuclei tematici, l’esposizione si aprirà con un’opera del 1920 di Ottone Rosai, L’Attesa, per poi proseguire con la Scuola di via Cavour – sorta a Roma in opposizione al cosiddetto ritorno all’ordine promosso dal gruppo Novecento Italiano di Margherita Sarfatti –, i Sei di Torino e un’intera sala dedicata alle opere di Renato Birolli, in anticipo sulla rivista milanese Corrente.
Un approfondimento su De Pisis metterà in luce un’altra importante figura lontana dai canoni ufficiali, mentre la conclusione del percorso sarà affidata a Il Caffeuccio Veneziano, realizzata nel 1942 da Emilio Vedova e considerata un vero e proprio punto di non ritorno nel panorama della pittura anticlassica.
[Immagine in apertura: Renato Birolli, Signora con cappello (ritratto di Enrica Cavallo), dettaglio, 1941, foto Paolo Vandrasch]