Uno dei più importanti musei elvetici si prepara ad accogliere l’intensa retrospettiva dedicata a un’artista chiave del Novecento. Innescando un dialogo con i colleghi di allora e le più recenti generazioni creative.
A lungo ritenuta soprattutto la musa e la modella prediletta dai surrealisti, Meret Oppenheim ha prestato un contributo essenziale allo sviluppo creativo del secolo scorso. La mostra ospite del Museo d’arte della Svizzera Italiana dall’11 febbraio al 28 maggio ne ripercorrerà le vicende, mettendole a confronto con altri grandi autori a lei contemporanei e non solo.
Meret Oppenheim, opere in dialogo. Da Max Ernst a Mona Hatoum, la rassegna a cura di Guido Comis e Maria Giuseppina Di Monte, riunirà un centinaio di opere, documentando l’intero percorso dell’artista scomparsa nel 1985: dagli esordi parigini dei primi anni Trenta, fino alle esperienze pittoriche non figurative degli anni Settanta e Ottanta.
Lungo il percorso espositivo, i lavori di Oppenheim entreranno in dialogo con quelli dei maggiori esponenti del movimento dada e surrealista nonché amici e colleghi dell’epoca – come Man Ray, Marcel Duchamp, Max Ernst, Alberto Giacometti e René Magritte –, senza dimenticare un azzeccato confronto con alcuni artisti contemporanei di fama internazionale, quali Robert Gober e Mona Hatoum.
Il fil rouge della rassegna si dipanerà attraverso una trama di nodi tematici, legati ai diversi aspetti del processo creativo di Oppenheim. Dagli oggetti personali alle prove pittoriche connesse all’immaginario surrealista, fino agli autoritratti nel contesto del suo tempo e del suo entourage di amicizie e alle maschere fantastiche create insieme ai colleghi, l’universo visivo di Oppenheim regalerà al pubblico una serie di affascinanti suggestioni.
[Immagine in apertura: Meret Oppenheim, Die Waldfrau, 1939]