Nella stessa settimana in cui Firenze ospita, per la prima volta al mondo, il G7 della Cultura, le Gallerie degli Uffizi celebrano un atteso ritorno. Dopo oltre cinque e mezzo, si è concluso il restauro dell’Adorazione dei Magi di Leonardo da Vinci, reso possibile grazie al finanziamento degli Amici degli Uffizi.
L’opera, celebre incompiuta del geniale artista toscano, è stata recuperata dai professionisti dell’Opificio delle Pietre Dure ed è ora protagonista della speciale esposizione Il cosmo magico di Leonardo: l’Adorazione dei Magi restaurata, in corso fino al 24 settembre 2017 alla Galleria delle Statue e delle Pitture del museo fiorentino.
La storia dell’opera si lega alla storia personale di Leonardo. Il dipinto, avviato nel 1481, su commissione dei canonici regolari di Sant’Agostino era destinato all’altare maggiore della chiesa di San Donato in Scopeto, a Firenze. L’autore dovette interrompere l’esecuzione l’anno successivo, a causa del trasferimento a Milano e dell’avvio dell’attività a servizio di Ludovico il Moro. La committenza si rivolse allora a Filippino Lippi e l’Adorazione di Leonardo non vide mai la luce. Come noto, la superficie dell’opera presenta diversi livelli di avanzamento, con porzioni dipinte accanto ad altre appena abbozzate. Una peculiarità che nel corso dei decenni ha favorito la nascita di una sorta di “un’aurea di enigmaticità” e mistero attorno a questa Adorazione. Nella realtà dei fatti, tale complessità ha imposto ai restauratori uno sforzo straordinario. A rendere necessario il loro intervento, due principali criticità messe in evidenza dalle indagini diagnostiche. Ai problemi strutturali, con la separazione delle assi del tavolato di supporto, si accompagnava infatti l’alterazione dei materiali superficiali non originali. Uno scenario reso più grave dall’accumulo, sulla superficie pittorica, di stratificazioni di natura eterogenea, associate ai primi segnali di strappo di colore.
L’azione di pulitura e risanamento – condotta sotto al direzione di Marco Ciatti, Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure, e Cecilia Frosinini – restituisce oggi un’opera di più chiara lettura, specie nella costruzione spaziale e nella definizione dei dettagli e delle figure. Come ha precisato lo stesso Ciatti, “impiego volutamente questo termine, “capolavoro”, verso il quale nutro normalmente una certa diffidenza, poiché troppe volte abusato a puro scopo pubblicitario, in quanto alla data della sua realizzazione l’Adorazione dei Magi costituiva una novità sconvolgente per il mondo artistico fiorentino e, a ben guardare, racchiudeva in sé alcune idee pittoriche che l’artista avrebbe sviluppato nelle sue opere successive, dagli studi per la Battaglia di Anghiari, al San Girolamo della Pinacoteca Vaticana, sino alla Vergine delle Rocce, nelle sue due versioni”.
Prima di diventare il fulcro del nuovo allestimento dedicato a Leonardo, il prossimo autunno, l’Adorazione dei Magi resta esposta accanto all’omonima pala di Filippino Lippi, datata 1496, e a tre tavole che si presume appartengano alla predella dell’Adorazione del Lippi.