Auto e fotografia in dialogo, alla Fondation Cartier di Parigi

29 Aprile 2017


Curata da Xavier Barral e Philippe Séclier, la mostra Autophoto affronta una tematica profondamente connessa con il nostro tempo e la nostra vita quotidiana. Sotto la lente di ingrandimento di questo progetto espositivo, in corso alla Fondation Cartier pour l’art contemporain di Parigi fino al 24 settembre, sono stati infatti posti due mezzi largamente impiegati, a tutte le latitudini: le automobili e le macchine fotografiche assurgono al ruolo di co-protagoniste di una narrazione che ne rivela la comune capacità di introdurre la collettività verso una prospettiva più moderna.

A partire dalla fine del Novecento, pur nei rispettivi campi d’azione entrambi questi strumenti hanno impresso cambiamenti significativi nella vita dell’uomo, nella sua percezione del tempo e della propria individualità. Un processo evolutivo che non ha esaurito la propria carica e che anzi si rivela meritevole di un’indagine accurata come quella proposta in mostra: “Negli ultimi anni – hanno dichiarato Barral e Séclier – abbiamo assistito a un punto di svolta industriale, sociale e ambientale nella storia dell’automobile. D’altra parte, la fotografia non è mai stata condivisa così tanto“.

A partire da tale premesse, Autophoto si articola in cinque sezioni, ciascuna delle quali progettata per dare una visione diversa delle confluenze tra fotografia e automobili, e raccoglie i lavori di oltre 90 fotografi. Sono presenti opere di personaggi noti, come Jacques-Henri Lartigue, William Eggleston, Lee Friedlander, Stephen Shore e Walker Evans, ma anche di artisti meno conosciuti e di alcuni rimasti anonimi.
L’allestimento, firmato dall’artista-designer Constance Guisset, si candida a offrire agli spettatori una sorta di viaggio, come hanno precisato i curatori, capace di “unificare queste due tecniche popolari“.

A partire dalle prime apparizioni delle automobili nella fotografie fino ai tentativi di controllo della velocità e del tempo, il percorso espositivo si amplia sala dopo sala, rivelando come questo mezzo di trasporto sia riuscito a diventare un “personaggio del paesaggio urbano“, con il proprio volume e design, ma anche con il progressivo emergere di parcheggi, stazioni di servizio e autostrade.
In quest’ottica, le ultime due sezioni della mostra fanno luce sull’impiego della fotografia come veicolo per la promozione dell’auto, in un’ottica che intercetta il campo della pubblicità.

A chiudere Autophoto è una proiezioni del futuro: “L’ultima sala – ha anticipato il duo curatoriale – mostra che, come qualsiasi altro oggetto, l’automobile è destinata a scomparire. Ma può anche rinascere, come la Fenice, grazie al genio creativo dell’essere umano e alla sua capacità, quando vuole, di riciclare la propria produzione“.

[Immagine in apertura: William Eggleston, dalla serie Los Alamos, 1965-1968  © Eggleston Artistic Trust, Memphis, Courtesy David Zwirner, New York/London]