Per quanto in estate non si veda l'ora di "staccare", il lavoro resta in realtà una "gigantesca macchina che produce identità": oltre a occupare gran parte della nostra giornata, finisce per definire chi siamo. Lo testimoniano le straordinarie immagini raccolte al MAST di Bologna, scattate da grandi Maestri dell'obiettivo del calibro di Thomas Demand, Dorothea Lange, Richard Avedon e Thomas Struth.
Attingendo dalla propria sterminata collezione, la Fondazione MAST – Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia di Bologna approfitta del generale clima vacanziero per proporre a turisti e cittadini un’interessante riflessione, proprio su quel tema che sembra tanto un’ossessione quanto qualcosa da cui rifuggire, nella società contemporanea: parliamo di lavoro, naturalmente.
La mostra che ha aperto i battenti lo scorso 3 maggio – e che chiuderà il prossimo 24 settembre – s’intitola significativamente La Forza delle immagini: curata da Urs Stahel, mette in evidenza quanto potere evocativo, che capacità di trasmettere emozioni e messaggi complessi abbia la fotografia.
Persino un soggetto facile a essere banalizzato, ridotto a “dovere” nel più penalizzante dei sensi, si scopre in realtà portatore di un ricco universo iconografico. Basti pensare agli stessi luoghi di lavoro, alla loro varietà attraverso la Storia e la geografia. Nel percorso espositivo è così possibile “visitare” capannoni industriali ma anche discariche in Bangladesh, passando per gli spazi asettici e freddi attraverso cui passa quella straordinaria mole di dati – intangibili, ma non certo nelle conseguenze sulla società – che costituisce la base delle tecnologie digitali.
Con buona pace dei vacanzieri, insomma, ha ragione Urs Stahel a definire il lavoro come “una gigantesca macchina che produce identità”. Basti pensare ai ritratti firmati da Richard Avedon che compongono la serie Nel West americano, i cui soggetti “paiono assai meno smarriti e alienati quando sono attivi e manovrano le loro macchine, le apparecchiature, gli strumenti. Allora sembrano meno vacui, più ricchi di significato”.
Contribuendo, che siano operai o manager, a costruire quella grande epopea contemporanea che è appunto il mondo della produzione, industriale e non.
[Immagine in apertura: Rudolf Holtappel, Duisburg Bruckhausen, Ebertstrasse con stabilimento metallurgico August Thyssen, 1959, Estate of the Artist]