La protesta raccontata dagli artisti, a New York

27 Agosto 2017


Affronta un argomento dalle forti implicazioni sociali e politiche la mostra inaugurata pochi giorni fa presso il Whitney Museum di New York. An Incomplete History of Protest affonda le radici nella vasta collezione del museo americano per dare vita a un racconto visivo incentrato sul legame tra il gesto artistico e il concetto di protesta, a partire dagli anni Quaranta del secolo scorso.

Intesa come un veicolo di esplicito attivismo o usata come un mezzo per dare vita a un lento, ma deciso, cambiamento sociale, la creatività di questi artisti è sfociata in vere e proprie prese di posizione nei confronti di temi legati alla loro epoca storica ‒ dalla guerra in Vietnam allo spettro dell’AIDS.

A rendere l’esposizione ancora più puntuale contribuisce il ruolo giocato dal Whitney Museum sullo sfondo di questi avvenimenti. Tra gli anni Sessanta e Settanta, infatti, il museo newyorkese fu interessato da azioni di protesta: a quel tempo gli artisti entrarono in conflitto con la linea curatoriale del museo, chiedendo una maggiore accessibilità e influenzando la storia stessa del Whitney.

Dal rifiuto della guerra alla lotta per i diritti civili, dall’affermazione del movimento femminista alla critica nei confronti dell’abuso di potere, sono molteplici gli ambiti in cui trovano spazio le forme di attivismo e di protesta espresse attraverso l’arte, così come sono numerosi i protagonisti della rassegna newyorkese, che, fin dal titolo, sottolinea la propria non esaustività. Felix Gonzalez-Torres, Mark Bradford, Larry Clark, Guerrilla Girls, Ad Reinhardt e Martha Rosler sono solo alcuni degli artisti che animano un racconto instancabilmente attuale.

[Immagine in apertura: Keith Haring (1958-1990), Ignorance = Fear / Silence = Death, 1989. Offset lithograph, 24 1/16 x 43 1/16 in. (61.1 x 109.4 cm). Whitney Museum of American Art, New York; gift of David W. Kiehl in honor of Patrick Moore  2014.265 Keith Haring artwork © Keith Haring Foundation]