In occasione di un recente festival di architettura che ha avuto luogo nella capitale messicana, lo studio 5468796 Architecture ha progettato un intervento temporaneo per accendere i riflettori sulle necessità della popolazione locale in termini di mobilità e sicurezza.
Con una popolazione più che triplicata nell’arco di un cinquantennio, la vita quotidiana dei residenti di Città del Messico deve spesso misurarsi con i problemi legati al traffico, alla carenza dei parcheggi e, purtroppo, con le attività criminali connesse alle limitate disponibilità di posti auto.
In occasione dell’ultima edizione di Mextropoli 2017 ‒ un festival di quattro giorni dedicato all’architettura che si è svolto a marzo ‒, lo studio canadese 5468796 Architecture ha progettato One Bucket at a Time, un intervento temporaneo finalizzato a richiamare l’attenzione su una diffusa pratica illegale. In assenza di parcheggi, in giro per la metropoli messicana gruppi di truffatori utilizzano grandi secchi di vernice di plastica come “pilastri improvvisati” e, in questo modo, trasformano spazi pubblici in posti auto da affittare: a coloro che si rifiutano di pagare, secondo quanto riportano le cronache locali, non verrebbero risparmiate minacce e intimidazioni.
In collaborazione con l’azienda messicana Factor Eficiencia, 5468796 Architecture ha concepito un padiglione formato da decine di secchielli di plastica di colore bianco, proprio l’elemento basico, economico e ampiamente disponibile impiegato nei “parcheggi improvvisati”. Articolata all’interno di una piattaforma triangolare, la struttura presentava due dei tre angoli sollevati: un’evoluzione della forma che ha dato vita sia a una sorta di onda, sinuosa e avvolgente, sia a una rampa, nella quale distendersi, rilassarsi o inventare giochi. Collocato per tre giorni in una porzione del Central Alameda Park, il padiglione è stato accolto con favore dalla popolazione locale, che ne ha esplorato le potenzialità in tanti modi diversi.