Considerato uno dei Maestri visivi del secolo scorso, Marino Marini è al centro delle due mostre allestite nella città toscana. Un denso itinerario attraverso la produzione scultorea e pittorica di un artista che merita attenzione.
Non conosce soste il ricco calendario di eventi che anima Pistoia, Capitale Italiana della Cultura 2017. Dal 16 settembre al 7 gennaio, due delle sue sedi più prestigiose ospiteranno altrettante rassegne dedicate a un artista di grande talento, cui la città toscana diede i natali all’inizio del Novecento.
Gli ambienti di Palazzo Fabroni incorniceranno la mostra Marino Marini. Passioni visive, realizzata con l’intento di assegnare all’artista un ruolo ben preciso e delineato all’interno della storia della scultura. Prima tappa di un viaggio che la porterà, a gennaio, fra le sale della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, la rassegna illustrerà le varie fasi creative dell’artista, lungo una linea del tempo che dagli anni Venti raggiunge gli anni Sessanta.
Nell’ottica di dare risalto alla poetica scultorea di Marino Marini, le sue opere plastiche saranno poste in relazione diretta con le sculture novecentesche cui egli ebbe sicuramente accesso, oltre a capolavori plastici antichi ‒ dal Medioevo all’Ottocento, passando per l’epoca rinascimentale ‒ che l’artista e i suoi colleghi utilizzarono come modelli. A corollario e compendio della mostra presso Palazzo Fabroni, Palazzo del Tau accoglierà Miró e Marino. I colori del Mediterraneo, un interessante focus sulla produzione pittorica dell’artista toscano, in dialogo con la tavolozza del maestro francese.
Non solo appassionato di scultura, Marino Marini si misurò anche con la tecnica pittorica, condividendo con Miró alcuni spunti visivi. Conosciutisi a Parigi negli anni Cinquanta, i due furono accomunati, seppur con esiti diversi, da una grande attenzione verso il colore, come dimostrato dalle opere di Marino Marini messe a confronto con una selezione di dipinti e lavori grafici di Miró. Un approccio sottolineato anche dalle parole di Maria Teresa Tosi, direttore della Fondazione Marini: “Pensando alla pittura, il nostro pensiero è subito caduto su Miró, perché, pur distanziandosi per temi e approcci, la grande affinità linguistica li rende vicini nell’esprimere la vitalità e la gioia di vivere attraverso l’uso del colore”.