Tra autoritratti e rappresentazioni di paesaggio popolate da animali selvaggi, le opere della mostra che Napoli dedicato all'artista della corrente naif delineano un excursus storico e critico all'interno della sua produzione.
Sono oltre 80, le opere in mostra a Napoli, all’interno della Cappella Palatina del Castel Nuovo – Maschio Angioino, selezionate per delineare un excursus storico e critico sull’opera e sulla figura di Antonio Ligabue. Fino al 28 gennaio 2018, il percorso espositivo permette di cogliere gli aspetti salienti della produzione dell’artista nato a Zurigo nel 1899, esponente della cosiddetta corrente naif.
Grandi protagonisti dei suoi lavori pittorici sono gli animali, rappresentati nei diversi contesti paesaggisti legati alla sua complessa vicenda esistenza. Dalla terre piatte della Bassa reggiana – dove visse dal 1919 e fino alla scomparsa, avvenuta nel 1965 – ai castelli, alle chiese e alle architetture civili della Svizzera, questi soggetti costituiscono una costante nelle sue opere. A colpire è la ricorrente presenza di animali esotici o selvaggi, non appartenenti ai contesti di riferimento di Ligabue, come tigri, leoni, leopardi o aquile; presenti anche alcuni autoritratti del pittore, dai quali si può cogliere il suo spirito tormentato e sofferente.
Curata dal professor Sandro Parmiggiani – già direttore di Palazzo Magnani e direttore della Fondazione Museo Antonio Ligabue di Gualtieri – e da Sergio Negri, presidente del comitato scientifico della stessa Fondazione, la mostra è stata promossa dal Comune di Napoli – Assessorato alla Cultura e al Turismo.
Il biglietto di ingresso consente anche di visitare il Museo Civico in Castel Nuovo – Maschio Angioino.