In occasione di Pistoia Capitale Italiana della Cultura 2017, prende il via una mostra che ricostruisce la figura Ippolito Desideri, missionario gesuita originario della città toscana che per primo rivelò il Tibet all'Occidente.
Addentrarsi in terre remote e affascinanti, rimaste a lungo sconosciute, grazie a una mostra: succede a Pistoia, nelle sale di Palazzo Sozzifanti, dove è appena stata inaugurata La rivelazione del Tibet. Ippolito Desideri e l’esplorazione italiana nelle terre più vicine al cielo.
Ispirata dallo studioso pistoiese Enzo Gualtiero Bargiacchi e inserita nel programma di Pistoia Capitale Italiana della Cultura 2017, la rassegna si concentra sulla figura del missionario gesuita Ippolito Desideri, pioniere delle esplorazioni italiane in Asia, ed è un’occasione per comprendere il ruolo dell’Italia nella conoscenza del “Tetto del mondo”, in particolare dell’area Karakorum-Himalaya.
Originario proprio di Pistoia, tre secoli fa Desideri giunse a Lhasa, per poi proseguire il suo itinerario nelle regioni del Punjab, Kashmir, Baltistan e Ladakh tra il 1712 e il 1728. Il suo nome si lega alla “rivelazione” del Tibet all’Europa: furono i suoi testi scritti a fornire ampie descrizioni di una zona del mondo ancora totalmente sconosciuta all’epoca. L’attuale Dalai Lama lo ha definito “un autentico pioniere” del dialogo interreligioso e dell’incontro rispettoso e proficuo fra culture e tradizioni diverse, poiché Desideri nelle sue analisi di tipo geografico, storico, antropologico, filosofico e religioso dimostrò anche una “prodigiosa capacità di penetrare la complessità delle concezioni centrali del Buddhismo“.
La mostra pistoiese, visitabile fino a domenica 10 dicembre e introdotta da un convegno internazionale al quale hanno preso parte geografi, storici, antropologi, filosofi e teologi, riunisce documenti, carte geografiche, foto panoramiche d’epoca, strumentazione scientifica, filmati e dipinti su stoffa o thangka per evocare le atmosfere di questa affascinante zona dell’Asia.
I reperti in mostra provengono anche da successivi viaggi di esplorazione e di studio – guidati da Osvaldo Roero di Cortanze, Luigi Amedeo di Savoia, Mario Piacenza, Filippo De Filippi, Giuseppe Tucci e Ardito Desio – a testimonianza del contributo di Desideri come “iniziatore” e ispiratore dell’esplorazione italiana del Tibet.
[Immagine in apertura: Mario Piacenza, Panorama dal campo a 5550 metri verso il fianco sinistro del ghiacciaio Durung-Drung, 1913. Centro Documentazione Museo Nazionale della Montagna]