Il museo inglese si prepara ad accogliere una mostra di sicuro richiamo, dedicata alla pittura in bianco e nero, dal Medioevo ai giorni nostri.
Mancano solo poche ore all’inaugurazione del nuovo evento espositivo allestito presso la National Gallery di Londra. Dal 30 ottobre al 18 febbraio, il museo d’oltremanica farà da cornice a Monochrome. Painting in Black and White, una ricognizione sulla pittura in bianco e nero attraverso i secoli e i molteplici capitoli della storia dell’arte.
Curata da Lelia Packer e Jennifer Sliwka, la mostra riunirà una cinquantina di opere pittoriche disposte lungo un arco temporale di 700 anni, accomunate dalla scelta di una precisa gamma cromatica, dettata da affascinanti ragioni. Se per esempio la pittura sacra di matrice medievale escludeva il colore in quanto fonte di distrazione, l’uso del bianco e nero nelle opere quattrocentesche rifletteva invece la scelta dei pittori di concentrarsi sulla composizione e sugli aspetti tecnici.
La grisaille, nel corso dei secoli, divenne un mezzo per scompaginare le carte della realtà e della finzione, aprendo le porte al trompe-l’oeil e simulando anche effetti scultorei. Con l’avvento della fotografia e del cinema, il bianco e nero fu la risposta della pittura a questi due nuovi linguaggi visivi e una modalità per affermare la propria indipendenza.
La teoria del colore e la riflessione che ne derivò innervano l’approccio degli artisti novecenteschi alla pittura monocroma, come dimostrato dalle opere di Kazimir Malević, Josef Albers, Frank Stella, Cy Twombly, Gerhard Richter e Olafur Eliasson.
[Immagine in apertura: Jean Auguste Dominique Ingres, Odalisque in grisaille, 1824-34]