La sede museale parigina ospita una rassegna dedicata al legame tra creatività e potere politico. Dalla propaganda alla protesta, la mostra indaga le tante sfumature assunte dall’arte in questo contesto.
Fino al 2 luglio la Petite Galerie del Louvre, nel cuore della Ville Lumière, fa da sfondo a Power Plays, la mostra incentrata sulle connessioni fra arte e potere e sui tanti modi in cui la creatività viene utilizzata da quest’ultimo per veicolare messaggi o determinate prese di posizione.
40 opere – provenienti dal museo parigino, dal Musée National du Château de Pau, dallo Château de Versailles e dal Musée des Beaux-arts de la Ville de Paris – approfondiscono le numerose modalità con cui il potere è stato rappresentato nel corso dei secoli, dall’antichità alle epoche recenti.
Le quattro sezioni che compongono la mostra prendono in esame alcuni modelli di potere, spaziando dalla figura del sovrano in genere, ritratto grazie all’ausilio di differenti pratiche artistiche, a quella peculiare di Enrico IV, divenuto un modello per i suoi successori ed evocato nelle loro opere da autori del calibro di Barthélémy Prieur, François-Joseph Bosio e Jean-Auguste-Dominique Ingres.
Il focus della terza sala è l’iconografia del monumento equestre, ben rappresentato, ad esempio, dal celebre Avorio Barberini, mentre il quarto e ultimo ambiente è dedicato ai ritratti dei monarchi, quali Luigi XVI di Antoine-François Callet’s, Napoleone I di François Gérard’s e Luigi Filippo di Franz-Xaver Winterhalter.
Cinque tour tematici attraverso la collezione permanente del Louvre completano il mosaico della rassegna, evocando, fra le altre, le figure dell’imperatore romano, del faraone e del sovrano islamico.
[Immagine in apertura: Jean-Auguste-Dominique Ingres, Henri IV recevant l’ambassadeur d’Espagne, 1817. Paris, Petit Palais, musée des Beaux-Arts de la ville de Paris © RMN- Grand Palais, Agence Bulloz]