Giovane, seduttore, provocatorio e brillante: il grande artista Egon Schiele, considerato il genio dell’Espressionismo austriaco, arriva nelle sale italiane grazie al film ispirato al romanzo di Hilde Berger. Solo il 27, 28 e 29 novembre.
Dopo l’anteprima milanese di qualche giorno fa, l’atteso film dedicato a Egon Schiele è pronta ad arrivare nei cinema di tutta Italia. Esclusivamente nelle giornate del 27, 28 e 29 novembre, la pellicola diretta da Dieter Berner – e ispirata al romanzo Tod und Mädchen: Egon Schiele und die Frauen di Hilde Berger – sarà infatti distribuita nell’intero Paese.
Scomparso a Vienna nel 1918 a soli 28 anni e passato alla storia come una delle figure più controverse e trasgressive dell’arte europea, Schiele viene portato sulle scene da Noah Saavedra. L’attore si è rivelato capace di rispondere alla richiesta del regista di “una persona giovane che avesse l’energia essenziale per dar vita all’eccezionale personaggio di Egon Schiele“.
Girato tra Austria e Lussemburgo, nei suoi 110 minuti il film ripercorre la vicenda umana di un artista talentuoso che, nonostante la precoce scomparsa, è riuscito a produrre una rilevante quantità di opere, tra dipinti a olio, acquerelli e disegni.
La pellicola ne offre un ritratto a tutto campo, facendo emergere anche l’immagine di un affascinante seduttore; vengono presentate anche due figure femminili che incisero nella sua vita: Gerti, sorella e prima musa, e Wally, considerata come l’unico vero amore di Schiele, nonché protagonista dell’opera La morte e la fanciulla.
Come ha sottolineato il regista, ripercorrendo le fasi precedenti della produzione del film, “quando si lavora ad un film incentrato su un pittore,inevitabilmente ci si scontra con la domanda: in che posizione collochiamo l’opera? Che significato ha? Ovviamente ce lo siamo chiesti anche con Schiele. E abbiamo scoperto che era anche fotografo e le sue foto dimostrano come spesso usasse pose inusuali. In pratica inventò qualcosa di nuovo, delle nuove pose espressive. Ha dato al corpo nuovi significati espressivi attraverso i quali cercava di raccontare delle storie. Cosa può dire il solo corpo di noi come persone? Sicuramente è una domanda molto interessante per qualsiasi regista e volevamo approfondire questo spunto nel film.“