Risultato di un'importante collaborazione tra due prestigiose istituzioni, la National Gallery e la Tate, la mostra che riunisce il Ritratto dei coniugi Arnolfini del pittore fiammingo van Eyck e i lavori degli artisti preraffaelliti ad esso ispirati costituisce un evento senza precedenti.
Per la prima volta, grazie alla collaborazione tra National Gallery e Tate Britain, il Ritratto dei coniugi Arnolfini del pittore fiammingo Jan van Eyck viene esposto al pubblico accanto alle opere realizzate dagli artisti della corrente preraffaellita, che a questo dipinto si sono direttamente ispirate.
Il Ritratto dei coniugi Arnolfini viene oggi annoverato tra i capolavori dell’arte mondiale di tutti i tempi. Nel XVII secolo apparteneva alla Collezione Reale Spagnola, circostanza che potrebbe aver concesso a Velázquez di vederlo con i propri occhi: proprio a questo iconico lavoro si sarebbe così potuto in parte ispirare per la sua monumentale opera Las Meninas, datata 1656.
Definito da Edward Burne-Jones, nel 1897, come “l’immagine più bella del mondo“, il celebre olio su tavola venne acquisito dalla National Gallery nel 1842, che viveva appena il suo 18esimo anno di attività. All’epoca del suo arrivo a Londra, come riportano le cronache del tempo, incantò letteralmente visitatori e critica: si trattava infatti di un “raro esempio di pittura olandese antica” finalmente visibile sul suolo del Regno Unico. Ancora oggi, il museo resta la sola istituzione pubblica britannica a includere un’opera di Jan van Eyck nel proprio patrimonio.
Attraverso una personale interpretazione delle suggestioni legate allo strategico impiego dello specchio convesso, gli autori legati alla Confraternita dei Preraffaelliti subirono il fascino del Ritratto: la sua raffinata tecnica di esecuzione, l’ambientazione della scena, il punto di osservazione scelto, le valenze sottese all’uso di determinati colori e di specifici elementi furono un’importante materia di studio per loro. Proprio l’impatto del Ritratto sui pittori Preraffaelliti viene messo in evidenza dalla mostra curata da Susan Foister della National Gallery e da Alison Smith della Tate Britain, aperta fino al 2 aprile 2018.
In questa occasione, il capolavoro di van Eyck viene affiancato da dipinti concessi dalla stessa Tate e da altri musei europei, tra cui Mariana di Sir John Everett Millais, The Girlhood of Mary Virgin di Dante Gabriel Rossetti, The Awakening Conscienc di William Holman Hunt e La Belle Iseult di William Morris.
Anche in seguito alle vicende che portarono allo scioglimento della Fratellanza, quando i singoli artisti intrapresero percorsi autonomi, lo specchio convesso di van Eyck continuò a essere considerato una fonte di ispirazione per la generazione successiva e per autori come Mark Gertler, William Orpen e Charles Haslewood Shannon. Iniziarono infatti a inserire questo oggetto nei loro autoritratti, così come nelle rappresentazioni di interni domestici, portando avanti tale pratica fino ai primi anni del 1900.
Come ha sottolineato Gabriele Finaldi, Direttore della National Gallery: “Il ritratto di Arnolfini di van Eyck ha avuto un effetto favorevole sui giovani preraffaelliti che lo hanno visto alla National Gallery. Affascinati dal suo elegante simbolismo, hanno portato una rivoluzione nella pittura britannica“.
[Immagine in apertura: William Orpen, A Bloomsbury Family, 1907, Scottish National Gallery (GMA 881) © National Galleries of Scotland]